Furti in chiesa, dipendente comunale assolto dopo 10 anni: «Ma chi ci risarcirà delle sofferenze?»

Furti in chiesa, dipendente comunale assolto dopo 10 anni: «Ma chi ci risarcirà delle sofferenze?»
Furti in chiesa, dipendente comunale assolto dopo 10 anni: «Ma chi ci risarcirà delle sofferenze?»
di Serena Murri
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Domenica 6 Febbraio 2022, 10:20 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 19:03

PORTO SAN GIORGIO  - Assolto perché il fatto non sussiste. Così la Corte di Appello Penale di Perugia all’esito dell’udienza del primo febbraio 2022 sentenzia e chiude un procedimento penale, nel quale è stato ingiustamente accusato, imputato e condannato un uomo che ha dovuto lottare 10 anni per vedere riconosciuta la propria piena innocenza. 


Il procedimento penale è iniziato nel 2012, quando l’uomo è stato accusato di peculato dall’anno 2007 al 2012, in quanto dipendente del Comune di Porto San Giorgio come addetto al servizio di custodia del locale cimitero, era in possesso della chiave della cassetta per le offerte della chiesa Gesù Redentore che si trova all’interno del cimitero.

L’accusa a lui rivolta è stata quella di essersi appropriato del denaro contenuto nella cassetta delle offerte. Il lavoratore è stato condannato nel 2016 dal Tribunale di Fermo alla reclusione, pena sospesa, di un anno e 4 mesi con equivalente interdizione dai pubblici uffici, nonché al risarcimento del danno per la somma di mille euro e alle spese legali in favore del Comune, costituitosi parte civile.


Appellata la sentenza, la Corte dorica, nel 2019 ha confermato la condanna, riducendola a 10 mesi e 20 giorni di reclusione e condanna alle spese legali in favore del Comune. L’avvocato Agostini, ha fatto ricorso in Cassazione e la Suprema Corte nel 2020 ha accolto le ragioni della difesa, ha annullato la sentenza di condanna e ha rimesso la decisione alla Corte di Appello di Perugia, da qui il lieto fine con assoluzione con formula piena.


L’uomo, si è detto soddisfatto per avere trovato finalmente giustizia: «Sono stati 10 anni durissimi per me e per la mia famiglia. Essere accusato sull’ambiente di lavoro da persone con le quali hai lavorato e per le quali sei sempre stato a servizio fa male. Essere etichettato dalla giustizia e dai media come fossi un ladro di monetine ferisce profondamente, essere apostrofato sui social con i termini più spregevoli per essere il vile che ruba le offerte in chiesa umilia fino a renderti difficile uscire di casa. La mia famiglia ed io abbiamo sofferto ingiustamente 10 anni di umiliazioni, ora chi ci chiederà scusa? Chi ci risarcirà di quello che abbiamo passato? Non auguro a nessuno di quelli che mi hanno accusato, giudicato e condannato, di vivere quello che ho vissuto io».


C’è anche spazio per una riflessione generale sul tema della giustizia e in particolare dei tempi lunghi. Conclude: «Non è accettabile venire processati ingiustamente in piazza dalla pubblica opinione e dover attendere 10 anni di cause per vedere ristabilita la verità. Ringrazio l’avvocato Andrea Agostini che mi ha sempre sostenuto anche nei momenti più difficili, fino ad arrivare ad affermare la mia piena innocenza».

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