Caccia alle orlatrici, il tomaificio Rosy di Petritoli: «Il lavoro c'è, ritoccate anche le buste paga»

Caccia alle orlatrici, il tomaificio Rosy di Petritoli: «Il lavoro c'è, ritoccate anche le buste paga»
Caccia alle orlatrici, il tomaificio Rosy di Petritoli: «Il lavoro c'è, ritoccate anche le buste paga»
di Massimiliano Viti
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Venerdì 2 Giugno 2023, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 12:06

PETRITOLI - Per prevenire il rischio che qualche orlatrice ascoltasse le sirene dei grandi brand, Marco Vesprini, 42 anni, alla guida del tomaificio Rosy di Petritoli, ha pensato bene di ritoccare le buste paga delle dipendenti. Complessivamente l’azienda, nata nel 1987, dà lavoro a una ventina di persone.

 
La scelta


«Il lavoro c’è, per cui sto cercando di assumere.

Abbiamo attivato tutti i canali. Ma è difficilissimo trovare una ragazza disposta a lavorare in azienda e ad apprendere il mestiere dell’orlatrice», afferma Vesprini. Il lavoro in fabbrica sembra un’opzione non contemplata da tante ragazze che preferiscono un posto di lavoro più “tranquillo”, dove non ci si sporca le mani, come ad esempio la commessa nei centri commerciali. Anche se queste scelte non danno competenze professionali per il futuro. Lo stesso Vesprini racconta come ci siano ex orlatrici che preferiscono fare altri mestieri piuttosto che tornare al vecchio lavoro.


Lo stallo


«Per il momento non ho avuto dipendenti che hanno preferito accettare le offerte delle griffe, ma il mercato del lavoro è piuttosto vivo perché c’è chi magari si trasferisce dall’entroterra in un paese lungo la costa, o chi ha più offerte di lavoro e deve scegliere», afferma l’imprenditore. E l’orlatrice spesso è l’ultima scelta. Intanto Vesprini ha cercato di non farsi sfuggire le orlatrici che ha in casa e ha ritoccato loro lo stipendio, anche per sostenerle in un periodo in cui il costo della vita aumenta. «A Petritoli c’erano 4 tomaifici piuttosto grandi. Ora siamo rimasti solo noi» sottolinea lo stesso Vesprini, a confermare le difficoltà che negli anni scorsi hanno messo ko diversi tomaifici della zona, rimasti senza lavoro tra delocalizzazione produttiva e concorrenza (spesso sleale) dei tomaifici cinesi, che ora non ci sono più. Vesprini conferma come in questo periodo gli ordini non mancano.

«Ci sono calzaturifici che hanno piani di espansione e anche noi avremmo la necessità di assumere 4-5 persone» conferma l’imprenditore di Petritoli. Per Cna Federmoda la strada da percorrere per cercare di arginare l’eccezionale emorragia di manodopera che ha colpito il settore moda e tessile è quella della tutela della filiera. «Solo lavorando e investendo per la tutela della filiera, il nostro distretto avrà terreno fertile. Il tema va affrontato, come stiamo già facendo da tempo, sui tavoli in cui istituzioni e parti sociali dialogano e si confrontano. Non solo: è strategico incentivare la collaborazione tra grandi marchi e imprese per la formazione delle maestranze» spiegano il presidente di Cna Federmoda Fermo Paolo Mattiozzi e il direttore di Cna Fermo Andrea Caranfa.


Per le imprese artigiane la formazione “on the job” è fondamentale. «Il mestiere si apprende in azienda, per cui tutelare la filiera significa tutelare le condizioni di lavoro, i lavoratori, il welfare aziendale, le retribuzioni, la flessibilità di orario, garantendo agevolazioni economiche per chi assume» concludono Mattiozzi e Caranfa.

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