Fermo, griffe a caccia delle orlatrici: «Così la filiera non avrà futuro». La proposta di Totò (Confartigianato): «Possiamo crescere insieme con contratti pluriennali»

Fermo, griffe a caccia delle orlatrici
Fermo, griffe a caccia delle orlatrici
di Massimiliano Viti
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Giovedì 1 Giugno 2023, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 10:35
FERMO «È vero che le orlatrici sono in via di estinzione ma con loro anche i tomaifici. Ma la responsabilità non è degli artigiani che in questi ultimi decenni hanno fatto di tutto per resistere». È una questione che sente sulla sua pelle Lorenzo Totò, presidente territoriale di Confartigianato ma soprattutto, in questo caso specifico, titolare del tomaificio SL con sede a Magliano di Tenna. 


Le cause


Totò interviene sulla questione della carenza di orlatrici che porta i marchi del lusso a cercare di accaparrarsele, così come ha descritto il tomaificio Sagripanti sas di Casette d’Ete. Totò elenca le crisi che hanno minato l’esistenza dei tomaifici locali. Dalla delocalizzazione produttiva partita negli anni ’80, prima verso l’Est Europa e poi verso l’Asia, fino all’invasione dei tomaifici cinesi nel distretto avvenuta negli anni Duemila. Ora, dopo 20 anni, si riscopre l’importanza dell’orlatrice perché il ricambio generazionale non c’è e le griffe cercano di rastrellarle a colpi di offerte. «In questo modo alcuni brand hanno trovato la soluzione immediata e non lungimirante al problema: insediarsi in questo territorio e fare man bassa delle figure più qualificate del settore, creando una nuova difficoltà a chi fino ad oggi ha resistito» afferma Totò.

Lo stesso responsabile di Confartigianato per la provincia di Fermo sottolinea come alcuni marchi si impegnano nella formazione, per poi rendersi conto che non sono sufficienti 6-12 mesi per formare un’orlatrice capace di lavorare su articoli di lusso. Occorrono anni. E così vanno a caccia di orlatrici già occupate. «Siamo stanchi di essere visti da anni come l’ultima ruota del carro.

Perché ogni anello della filiera è essenziale per realizzare un prodotto di qualità» tuona l’imprenditore fermano che poi si rivolge alle griffe: «È fondamentale creare una filiera del prodotto, tenendo in considerazione il tessuto imprenditoriale del distretto che è fatto di piccole e medie imprese artigiane. Sono delle famiglie allargate e costituiscono il valore del territorio. Serve orlare delle tomaie nel Fermano e nel Maceratese? Allora possiamo crescere insieme con dei contratti pluriennali con i quali noi saremo in grado di investire e crescere. Non li deluderemo perché avremo la possibilità di crescere, investendo nelle strutture aziendali, migliorando ulteriormente gli ambienti di lavoro, nella tracciabilità, nella sostenibilità, in linea con le loro richieste». Secondo lo stesso Totò, corteggiare le orlatrici non è una soluzione lungimirante perché prima o poi il serbatoio finirò per esaurirsi.


Le soluzioni


La questione-orlatrici, simbolo del mercato del lavoro attuale, è sul tavolo delle associazioni e della Regione Marche. E la prima risposta della Regione è il finanziamento dei bandi sulla formazione di orlatrici e tagliatori. «Come presidente di Confartigianato mi sento vicino a tutte quelle imprese che hanno vissuto un calo di personale perché attratto dai grandi marchi. Faremo il possibile per sostenerle e i fondi stanziati dalla Regione sono un segnale. Anche perché se non tuteleremo queste imprese rischiamo di sfilacciare la filiera e di perdere le competenze del distretto. Sarebbe un errore imperdonabile trasformare il distretto Fermano-Maceratese in un territorio per grandi imprese perdendo la sua vocazione artigianale».
 

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