Operaio morto a coltellate a Sant'Elpidio a Mare, parla l'accusato: «Spedizione punitiva contro di me. Mi sono difeso»

Operaio morto a coltellate a Sant'Elpidio a Mare, parla l'accusato: «Spedizione punitiva contro di me. Mi sono difeso»
Operaio morto a coltellate a Sant'Elpidio a Mare, parla l'accusato: «Spedizione punitiva contro di me. Mi sono difeso»
di Pierpaolo Pierleoni
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Sabato 12 Novembre 2022, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 17:34

SANT’ELPIDIO A MARE «Non volevo uccidere, mi sono solo difeso, quella sera mi hanno aggredito in tre». Manjit Singh è comparso nella tarda mattinata di ieri davanti al Gip di Fermo ed ha fornito una versione completamente diversa da quella emersa sino ad oggi sul delitto di Bivio Cascinare. Accusato dell’omicidio volontario di Satwant Singh, il 56enne indiano ha risposto alle domande del giudice, con l’ausilio di un traduttore ed assistito dal suo legale Alessandro Ciarrocchi. Quella notte, il 29enne operaio è stato trovato ormai agonizzante, con una profonda ferita da taglio all’addome che gli è costata la vita.  


Le ferite


Lo stesso accusato è finito in ospedale in gravi condizioni, con una ferita che, secondo l’accusa, si sarebbe procurato da solo. Dopo il rinvio di una decina di giorni fa, quando l’indagato era da poco uscito dall’ospedale e non era in condizione di affrontare l’interrogatorio, Singh, attualmente in carcere a Montacuto, stavolta ha parlato. La sua versione è stata totalmente diversa da quella fin qui ricostruita dagli inquirenti. Ha detto di essere stato minacciato ed aggredito fisicamente, sin dal mattino, dalla vittima, che già in passato, secondo la sua versione, avrebbe avuto atteggiamenti simili nei suoi confronti. Manjit ha detto di essere stato oggetto di una sorta di spedizione punitiva.

Era nella sua stanza, nell’appartamento di via Turati che condivideva con la vittima, quando sarebbe stato aggredito da tre persone. Uno era proprio Satwant, un altro è il testimone oculare dell’omicidio, il terzo è un loro connazionale. Il 56enne bracciante ha riferito di essere stato colpito con un fendente al petto da Satwant e di essere riuscito ad estrarre il coltello, girandolo d’istinto contro il giovane che lo sovrastava ed assestandogli il fendente mortale. Poi avrebbe perso i sensi.


La versione


Una versione dei fatti chiaramente tutta da verificare, ma che cambierebbe in modo sostanziale l’impianto accusatorio, come anche la posizione dell’unico testimone oculare del delitto, che invece finirebbe coinvolto nell’aggressione. Secondo l’avvocato Ciarrocchi, «ci sono molti elementi incerti su cui fare chiarezza e molte testimonianze contraddittorie. In ogni caso, a mio parere di legale, appare inverosimile la teoria sostenuta dall’accusa secondo la quale, dopo aver inferto la coltellata mortale, il mio assistito si sia adagiato sul letto, conficcandosi da solo la lama sul petto, con una violenza tale da rischiare di morire». Decisiva, per l’avvocato, sarà la perizia sul cadavere di Satwnat Singh, che i medici incaricati dalla Procura depositeranno entro un paio di mesi. «Viste le versioni contrastanti, l’autopsia potrà fornire elementi di grande rilievo per ricostruire la dinamica dei fatti. La settimana prossima ci sarà udienza al tribunale del riesame, dove chiederemo di rivedere le misure cautelari». 
 

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