Doccia fredda sul caso Straccia, si va verso una nuova archiviazione: «Testimonianza inattendibile»

Moresco, doccia fredda sul caso Straccia, si va verso una nuova archiviazione: «Testimoniana inattendibile»
Moresco, doccia fredda sul caso Straccia, si va verso una nuova archiviazione: «Testimoniana inattendibile»
di Domenico Ciarrocchi
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Giovedì 5 Dicembre 2019, 09:53

MORESCO - Una storia senza fine. Straziante come quei giorni lontani in cui di Roberto non c’era più traccia, avvistato per l’ultima volta da una telecamera mentre faceva footing a Pescara e poi sparito. Giorni di angoscia, fino alla tragica scoperta del mese dopo sul mare di Bari. L’inchiesta giudiziaria compie ora un altro passo, allontanandosi di nuovo dalle speranze della famiglia di conoscere la verità.

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L’ultimo teste che avrebbe potuto dissipare le ombre sul mistero di Roberto Straccia è stato giudicato inattendibile e il gip del tribunale abruzzese si è mosso per un’altra, l’ennesima, archiviazione del caso. A rimettere in moto le indagini era stata l’intercettazione di un collaboratore di giustizia («È uguale... gli stessi occhi, le stesse sopracciglia, la fronte...Uguale, uguale») detenuto a Lanciano, trasformata poi, nello scorso mese di luglio, in una testimonianza nel corso di un interrogatorio.
 
Dichiarazioni passate al vaglio della Dda de L’Aquila che, a 8 anni dalla morte del giovane studente universitario di Moresco, avevano riaperto una speranza in quella lunga, e finora vana, rincorsa a caccia della verità. Il giovane, 24 anni, raccontava il teste, era finito in una trappola destinata a un’altra persona che gli somigliava come una goccia d’acqua. Ucciso per uno scambio di persona. A sostenerlo da sempre è la sua famiglia, costretta finora ad assistere a quattro archiviazioni del caso; e con questa fanno cinque. La Procura ha sempre avallato l’ipotesi di una morte accidentale o per cause volontarie. La nuova pista era emersa dopo che un boss della criminalità calabrese, ex affiliato a una cosca della ‘ndrangheta, aveva confidato il possibile scambio di persona (fra il ragazzo e un esponente della malavita) alla moglie durante un colloquio in carcere poco dopo il ritrovamento del corpo di Roberto. Nel corso dell’interrogatorio aveva poi fatto i nomi dei presunti killer; ma tutto il materiale a disposizione, passato al setaccio della Direzione Antimafia, non è stato considerato attendibile. Il mese di dicembre 2019 segna quindi un’altra tappa dell’infinita indagine sulla tragedia dopo che una sentenza della Corte di Cassazione del novembre 2018 aveva a sua volta annullato l’ultima archiviazione con la conseguente riapertura delle indagini decisa dal gip Bingrazio del tribunale di Pescara, su richiesta del legale della famiglia Straccia, l’avvocato Marilena Mecchi. 
La vicenda
Ma ora per gli inquirenti quel “Roberto di Pescara”, simile allo studente e sulle cui tracce si era da tempo messo un gruppo di sicari foggiani, con la morte di Straccia non c’entra nulla. E l’ennesima luce viene spenta.

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