Lavoravano come schiavi in campagna, scatta il blitz: i carabinieri scoprono 7 caporali pakistani

Lavoravano come schiavi in campagna, scatta il blitz: i carabinieri scoprono 7 caporali pakistani
Lavoravano come schiavi in campagna, scatta il blitz: i carabinieri scoprono 7 caporali pakistani
di Pierpaolo Pierleoni
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Mercoledì 2 Marzo 2022, 05:30

MONTEGRANARO - Lavoravano quasi 11 ore al giorno, con una sola breve interruzione per mangiare un panino, senza allontanarsi dai campi. Tutto per una cinquantina di euro al giorno. Alcuni erano anche clandestini. Hanno smascherato un fenomeno di capolarato a cavallo tra le province di Fermo e Macerata, i carabinieri coordinati dal tenente colonnello Nicola Gismondi, alla guida della compagnia di Fermo. Un’indagine che ha interessato le due procure di Fermo e Macerata, i militari della stazione di Montegranaro, dell’Ispettorato del lavoro di Ascoli e Macerata, con il supporto delle caserme di Sant’Elpidio a Mare, Petritoli e Monterubbiano. Sono stati denunciati 7 pakistani, tutti residenti nelle Marche, coinvolti in concorso nell’intermediazione e sfruttamento del lavoro ed impiego di manodopera clandestina. Elevate anche ammende e sanzioni molto salate per 93mila euro.

 
Il via
I sospetti partono da Montegranaro, all’inizio del mese scorso. Non sfugge, ai militari, il viavai di cittadini pakistani, prelevati su veicoli da altri connazionali alle prime luci dell’alba. I carabinieri osservano e pedinano, scoprono che quelle vetture, ogni giorno, “rastrellano” diverse persone, anche nei centri limitrofi, per portarli sui campi a raccogliere verdure e ortaggi in diversi terreni in particolare tra le province di Fermo e Macerata. Inizio alle 8. Fine turno, quando è ormai buio, alle 18.30. Le indagini si concentrano sugli accompagnatori, che risultano titolari di aziende agricole ed attività connesse, tutte nel Maceratese. La manovalanza è invece composta da un gruppo di pakistani, tutti disoccupati e in stato di indigenza, alcuni non hanno neanche il permesso di soggiorno.

Le indagini si allargano, coinvolgono gli ispettorati del lavoro, si analizzano le telecamere di videosorveglianza ed i tabulati telefonici.


L’operazione
Quando il quadro della rete criminosa è chiaro, scatta il blitz. Gli uomini dell’Arma attendono che i braccianti siano tutti al lavoro, poi si presentano al campo di raccolta. Identificano i lavoratori, 15, tutti pakistani, come anche i 7 reclutatori, che ora dovranno rispondere di sfruttamento del lavoro e della clandestinità ed altre violazioni alle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Emerge un quadro inquietante: lavoro sottopagato, a 5 euro l’ora, turni massacranti, braccianti minacciati di non essere richiamati l’indomani. I denunciati sono risultati inoltre in possesso di patenti contraffatte, così dovranno rispondere anche di ricettazione, detenzione e utilizzo di atto falso. Uno dei sette era anche destinatario di un provvedimento di espulsione e ordine di lasciare l’Italia. Sequestrati nel corso del blitz anche i furgoni che trasportavano i braccianti, tutte sospese le attività imprenditoriali che impiegavano personale a nero.


Gli sviluppi
Le indagini non si fermano. Gli inquirenti vogliono capire se ci siano altri sfruttatori coinvolti nel giro di lavoro irregolare e se ci siano in zona altri lavoratori sottoposti allo stesso trattamento. Dalla compagnia carabinieri di Fermo si ammette che il fenomeno del caporalato, nelle Marche come nel resto d’Italia, sia «più diffuso di quanto si possa immagine. Nei fenomeni di sfruttamento del lavoro e condizionamento del mercato, non di rado si insinuano i tentacoli di manifestazioni criminali strutturate».

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