Fermo, madre e figlia alla sbarra
per la morte di un loro zio sul lavoro

Un'aula di tribunale
Un'aula di tribunale
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Mercoledì 9 Marzo 2016, 09:16
FERMO - Madre e figlia sono finite alla sbarra con l'accusa di omicidio colposo commesso per violazione delle norme di sicurezza sul luogo di lavoro. U.B e la figlia G.C avevano ingaggiato lo zio, per compiere dei lavoretti di manutenzione della villa di Rapagnano in cui abitano. L'uomo un giorno, mentre si trovava intento a svolgere le sue ordinarie mansioni, cade da una scala, riportando serie lesioni che, in breve tempo lo conducono alla morte. Ieri sono stati ascoltati una delle imputate, la nipote della vittima e i testi della difesa, alcuni operai che lavoravano nella fabbrica di famiglia adiacente all'abitazione che hanno riferito di aver visto più volte l'uomo intento a svolgere piccole mansioni di giardinaggio e dare da mangiare agli animali.

La donna durante l'esame testimoniale, si è più volte commossa ricordando il triste evento. Ha raccontato che la madre, la sorella della vittima, su sollecitazione del fratello stesso, andato da poco in pensione, lo avrebbe reclutato per fare dei piccoli lavoretti di manutenzione alla villa di famiglia previo compenso. L'uomo, a detta della nipote, aveva piccoli problemi economici, tant'è che aveva chiesto anche un prestito alla sorella. Il controesame della parte civile e del pubblico ministero hanno più volte incalzato l'imputata su cosa stava facendo lo zio prima di cadere dalla scala. La nipote con le lacrime agli occhi ha ammesso di non saperlo " forse aveva visto una ragnatela e voleva toglierla dalla grondaia, non saprei" ha riferito. Nel 2005 la procura aveva deciso di archiviare il caso, due anni dopo i familiari della vittima hanno sporto denuncia contro la sorella dell'uomo e la figlia in quanto proprietaria della villa. Secondo la tesi accusatoria l'uomo, avrebbe prestato lavoro senza un regolare contratto. Qualche giorno prima dell'incidente, l'uomo avrebbe detto alla moglie di aver deciso di abbandonare il lavoro perché troppo faticoso. Madre e figlia sono difese dall'avvocato Francesco De Minicis. 
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