Itaci a Grottazzolina, caso WhatsApp: sospensione dal lavoro per chi sciopera. L'azienda: «Rispettate tutte le procedure»

Itaci a Grottazzolina, sospensione dal lavoro per chi sciopera. L'azienda: «Rispettate tutte le procedure»
Itaci a Grottazzolina, sospensione dal lavoro per chi sciopera. L'azienda: «Rispettate tutte le procedure»
di Marina Vita
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Mercoledì 8 Febbraio 2023, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 15:23

GROTTAZZOLINA - Continua la manifestazione di protesta dei dipendenti pakistani davanti all’azienda Itaci di Grottazzolina, ieri affiancati anche dalla Cgil provinciale nella persona del segretario Alessandro De Grazia. «Siamo qui con i nostri iscritti che sono in presidio e sciopero, perché hanno solidarizzato con 2 connazionali colleghi di lavoro che hanno ricevuto a mezzo WhatsApp due comunicazioni, sembrerebbe una di sospensione e l’altra di licenziamento. Questa mattina (ieri, ndr) sono tornati davanti allo stabilimento con l’intenzione di riprendere l’attività lavorativa, ma l’azienda non gliel’ha consentito. Anzi, nello spiazzale antistante è stato loro letto il contenuto di una lettera che probabilmente riceveranno domani (oggi, ndr) e che dovrebbe essere un provvedimento disciplinare per tutti i 25 lavoratori con la sospensione dal lavoro per qualche giorno in via cautelare».

 


La posta elettronica


«Noi - rimarca - ci siamo subito attivati inviando una pec con la quale abbiamo chiesto un incontro urgente. Ho anche avuto contatti con il legale dell’azienda e probabilmente riusciremo a incontrarci sperando di trovare una soluzione per far rientrare presto i lavoratori». Dall’azienda fanno sapere che la richiesta è stata accolta e l’incontro è fissato per stamattina alle ore 8,30.

Intanto, però, vogliono ristabilire la verità dei fatti accaduti: «Ieri mattina (lunedì scorso, ndr) i dipendenti Umair Ramzan, che era stato licenziato con una regolare lettera di notifica da lui non ritirata e non con un messaggio come da lui sostenuto, e Jamal Muhammad, che ha ricevuto una regolare notifica del provvedimento di sospensione a partire da questo lunedì, sono stati fermati all’ingresso nello stabilimento».


La dinamica


«A quel punto - riprende - tutti gli altri connazionali, che erano già all’opera nelle loro postazioni, per solidarietà hanno interrotto la produzione, abbandonando il posto di lavoro per unirsi alla protesta. Le forze dell’ordine non sono state chiamate dall’azienda, ma dagli stessi scioperanti e, una volta appurato che non c’erano turbative di ordine pubblico e nella consapevolezza che la contestazione di un licenziamento va fatta nelle sedi opportune, se ne sono andate. Stamattina (ieri, ndr) tutti gli altri pakistani ancora in servizio si sono presentati in azienda per riprendere il lavoro ma non è stato concesso loro».


La scelta


«Anzi, l’azienda - la chiosa - ha comunicato una sospensione disciplinare di qualche giorno per abbandono del posto di lavoro. La verità è che da qualche tempo rileviamo anomalie sulla linea di produzione e questo, unitamente a una forte crescita dell’azienda negli ultimi 5 anni, in cui il fatturato è passato da 2 a 10 milioni di euro, ha comportato un sistema organizzativo e di controllo del personale più strutturato, evidentemente non a tutti gradito. Siamo comunque disponibili al tavolo di confronto richiesto dalla Cgil».

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