Insorge l'Associazione degli operatori: «Valdaso da tutelare, il biodigestore di Force non è compatibile»

Luigi Sciamanna, dell Associazione di Tutela e Valorizzazione della Valdaso
Luigi Sciamanna, dell’Associazione di Tutela e Valorizzazione della Valdaso
di Paolo Gaudenzi
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Lunedì 15 Febbraio 2021, 02:50

VALDASO - Biodigestore in località Force, al folto coro delle voci contrarie dei sindaci della zona si è aggiunta ora anche quella dell’Associazione di Tutela e Valorizzazione della Valdaso. Guidata dal presidente Luigi Sciamanna. Si tratta di una realtà nata nel 2010, apolitica, a vantare la certificazione regionale dell’inserimento nell’albo delle associazioni dedite alla salvaguardia dell’ambiente.

 
La tutela
Da sempre mossa a tutela del contesto naturalistico della Valle dell’Aso, dopo i successi mandati in archivio negli anni passati, l’associazione torna con una raccolta firme nel merito dell’impianto nascente che, secondo i membri della stessa, porta con se più di un motivo per essere ricacciato nei cassetti delle scrivanie proponenti.

Saranno quindi oltre 150 i volontari griffati Associazione di Tutela e Valorizzazione della Valdaso a dislocarsi per i territori dei Comuni interessanti, pronti a raccogliere le sottoscrizioni di chi è motivato a sostenerne le tesi.


La contrarietà
«No al biodigestore in località Force, contrada San Salvatore. No perché trattasi di un impianto enorme e non compatibile con le capacità e necessità del territorio – si legge in un volantino illustrativo diramato tra canali tradizionali cartacei, ed i social dell’associazione, ad illustrarne i motivi nel dettaglio -. L’impianto a pieno regime lavorerà, ogni giorno, circa 186 tonnellate pari a 68.500 tonnellate annue di rifiuti organici solidi e liquidi, tra i quali anche quelli di allevamenti zootecnici relativi a mucche, maiali e pollame. Un’enorme quantità di rifiuti che arriverà da ogni territorio della regione, ma anche da fuori». 


Il testo del presidente Sciamanna analizza anche un altro aspetto, quello che mette sotti i riflettori «l’aria pura e salubre della valle, da salvaguardare come tale in quanto a determinare la qualità della vita, dei prodotti agricoli e che aiuta ad attrarre un numero infinito di turisti che riempiono i tanti agriturismi e b&b della zona. Un bene che verrà inquinato dalle sostanze che si libereranno nell’aria nelle fasi di lavorazione dei rifiuti organici, arrecando danni alla salute, all’agricoltura ed al turismo».


I pericoli
Un altro motivo di diniego tiene poi conto del fatto che «l’impianto, previsto in prossimità del fiume Aso, ha l’altissimo rischio di poterne inquinarne le acque, che di conseguenza danneggerebbero l’agricoltura, la flora, la fauna della zona ma in un discorso allargato a raggiungere poi, con le tante e dovute negatività, il mare e le spiagge». Infine, un aspetto funzionale, legato alla viabilità.


La viabilità
«Ed un ultimo no perché tutte le strade della valle saranno sottoposte inevitabilmente ad un enorme aumento del traffico pesante, stimato in circa 5000 camion annui, a caratterizzare un marcato flusso veicolare sulle sedi stradali di mezzi in transito tra andata prima e ritorno poi. Tutto con automatico incremento ulteriore dello smog, ed una contemporanea forte e lesiva usura delle strade provinciali della Valdaso, già di suo molto deteriorate». Insomma, una contrarietà all’impianto di Force senza appello che si aggiunge a quella di numerosi amministratori sia della provincia di Fermo sia di Ascoli che si stanno esprimendo contro l’ipotesi di aprire la struttura per l’impatto che potrebbe avere.

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