Il dato andrebbe analizzato e soprattutto suddiviso tra chi lavora per le griffe del lusso e chi, invece, ha un proprio marchio. Basta che una griffe trasferisca la logistica (nemmeno la produzione) da un territorio ad un altro per scompensare i dati. Oppure un nuovo insediamento di un grande marchio porterebbe in dote numeri tali da far cambiare le statistiche. L’anno scorso, secondo i dati diffusi da Assocalzaturifici, la provincia di Fermo ha prodotto verso l’estero un fatturato di 687 milioni di euro. Ciò permette a Fermo di occupare la quarta posizione assoluta nella classifica provinciale italiana. Fermo vale la metà dell’export regionale. Un risultato ottenuto grazie al +38,4% sul 2021 (e +2,4% sul 2019). Macerata è all’ottavo posto (+27,9%) ma ha +23,1% sul 2019. Ascoli Piceno, che occupa la posizione numero 13, ha registrato +38,4% sul 2021 ed è a +0,4 sull’anno pre pandemia. Fermo, insieme a Padova, è la provincia tra le prime dieci che è ha l’incremento più basso rispetto al 2019. L’incremento 2022 dell’export è stato ottenuto nonostante il business verso la Russia e l’Ucraina, a livello regionale, sia sceso del 15,6% (Russia -9,6% e Ucraina -58,4%) in confronto con l’anno precedente. Tutto sommato un buon risultato. Ancora meglio ha fatto il Veneto, in seconda posizione dietro le Marche, che ha perso solo il 2,7%. Ma i flussi veneti verso Mosca sono addirittura cresciuti del 4,8%.
I numeri
«A livello macro, i numeri evidenziano una forte crescita dell’export calzaturiero. Ma se guardiamo le aziende, almeno quelle che fanno affidamento sul proprio marchio, la situazione è ben diversa. Alcuni singoli mercati sono in difficoltà. Non parliamo di Russia e Ucraina quanto della Germania. Per cui sono numeri che andrebbero analizzati e calati nel contesto territoriale» commenta Valentino Fenni, presidente dei calzaturieri fermani di Confindustria. «Probabilmente c’è una maggiore polarizzazione tra le griffe e la filiera dei terzisti che vanno bene e le altre aziende che invece crescono meno. Un divario sempre più marcato che non consente una corretta lettura dei dati» spiega l’imprenditore di Grottammare.
È un esempio che abbiamo già visto nel settore farmaceutico. Nel 2022 Ascoli Piceno è diventata la prima provincia italiana per export grazie al fatto che lo stabilimento ascolano di Pfizer ha iniziato a produrre per tutto il mondo il Paxlovid, la compressa anti-Covid dal prezzo unitario di svariate centinaia di euro. Per cui se fino al 2021 Ascoli era al settimo posto nella graduatoria provinciale dell’export farmaceutico, l’anno scorso è volata in testa, raggiungendo quasi otto miliardi di vendite e moltiplicando per sei il dato dell’anno precedente. Nella tabella regionale calzaturiera del 2022, invece, troviamo che il valore dell’export verso la Cina è raddoppiato. Una performance sicuramente generata dal flusso verso Pechino dei prodotti griffati.
«Il rischio è che senza una corretta interpretazione dei dati, gli enti locali marchigiani, le istituzioni e le associazioni possano compiere delle valutazioni non aderenti alla realtà. E magari prendere dei provvedimenti che non rispecchiano le necessità delle imprese» conclude lo stesso Fenni.