Centri vaccini e medici no vax, si muove anche la Prefettura: «Fate presto o prendiamo provvedimenti»

Centri vaccini e medici no vax, si muove anche la Prefettura: «Fate presto o prendiamo provvedimenti»
di Francesca Pasquali
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Venerdì 2 Aprile 2021, 08:09

FERMO - Fumata nera. Niente accordo tra l’Area vasta 4 e i medici di medicina generale della Valdaso e di Montegranaro. A dieci giorni dalla partenza dei centri vaccinali, è ancora muro contro muro. L’ultimo tentativo per ammorbidire i camici bianchi toccherà ai sindaci. Ieri pomeriggio si sono riuniti in videoconferenza per fare il punto con il prefetto Vincenza Filippi e il direttore dell’Area vasta 4 Licio Livini.

Il Fermano è spaccato. Da una parte ci sono i territori virtuosi «che si sono organizzati da soli, senza chiedere niente a nessuno». C’è Fermo che, con le vaccinazioni, partirà mercoledì prossimo alla scuola Don Dino Mancini. C’è Porto Sant’Elpidio che ha preso la rincorsa ed è pronto a mettere in moto il palazzetto di via Ungheria. C’è Amandola che, sulla scia dei buoni risultati degli over 80, già chiede più dosi. C’è Falerone, nella palestra comunale di Piane, a cui Livini ha riservato parole di plauso. E c’è Santa Vittoria in Matenano dove i medici di base vaccineranno insieme, pur non rientrando nel sistema di prenotazione regionale. Dall’altra, ci sono Petritoli e Montegranaro.

Le ritrosie dei medici valdasini sono cosa nota. Nel Comune veregrense, invece, il passo indietro è più recente. I medici, che prima si erano detti disponibili e avevano cominciato a prendere le prenotazioni, avrebbero cambiato idea «per problemi organizzativi». «Situazioni da regolarizzare», le definisce lo stesso Livini e dice di credere ancora «in un percorso insieme alla medicina generale». Se così non fosse – spiega –, sarà l’Av 4 «a garantire almeno un minimo di attività sui due territori». «Stiamo programmando il nostro sistema di vaccinazione – aggiunge – per costruire una rete e rispondere il più possibile alle richieste dei territori. Sono fiducioso che gli attuali problemi possano essere superati».

Ma i sopralluoghi dell’Area vasta, previsti in questi giorni nei due centri, dicono altro. Per Filippi, l’incontro di ieri «ha messo in luce le differenze tra territori più generosi, che stanno rispondendo molto bene, e altri in cui la medicina territoriale necessita di essere ulteriormente incentivata tramite gli amministratori locali». «Resistenze che vanno superate», aggiunge.

Ancora in divenire la situazione di Porto San Giorgio, dove il dubbio è tra PalaSavelli e distretto sanitario. Se su nessuno dei due si trovasse la quadra, una parte dei medici sangiorgesi sarebbe pronta a spostarsi nel punto di Fermo, l’unico in cui vaccineranno insieme personale dell’Area vasta fermana e medici di famiglia. Questo sul fronte centri vaccinali. Ma il discorso potrebbe rivelarsi vano, se le dosi promesse non arriveranno. «In maniera informale – fa sapere Livini –, abbiamo avuto qualche rassicurazione sul fatto che ci saranno, ma viviamo sulle telefonate».

Nella migliore delle ipotesi, da metà aprile, il Fermano potrebbe arrivare a vaccinare settemila persone a settimana, tra centri territoriali, ospedale (per i pazienti ultrafragili in carico al sistema sanitario nazionale) e disabili delle strutture della provincia (una parte sarà vaccinata dal Gruppo Kos - Santo Stefano, un’altra dal personale dell’Av 4).

C’è poi il nodo dei sanitari che non si sono voluti vaccinare. Un problema non marginale. Sono in tutto una sessantina e nei prossimi giorni saranno richiamati. Un’ultima possibilità prima di incorrere nei provvedimenti previsti dal decreto dell’altro ieri. «Mi sarei aspettato che il personale sanitario non avrebbe avuto dubbi di nessun tipo», ammette Livini che torna anche sull’ospedale Murri, dove ieri è morta una 69enne di Fermo e dove i pazienti positivi erano 81 (11 in Terapia intensiva, 4 in Area in semintensiva, 3 in Pronto soccorso, 63 in Malattie infettive). «Ho forzato la mano – spiega il direttore dell’Asur fermana – perché abbiamo necessità di recuperare sei o sette posti letto di Rianimazione pulita per poter ripartire con l’attività chirurgica ordinaria. Siamo pronti a farlo anche con quattro posti letto. Non possiamo aspettare ancora».

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