Ospedali e cliniche private, nuovi infermieri con la laurea: «Il lavoro? C'è solo l'imbarazzo della scelta»

Ospedali e cliniche private, nuovi infermieri con la laurea: «Il lavoro? C'è solo l'imbarazzo della scelta»
di Francesca Pasquali
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Venerdì 29 Aprile 2022, 04:40

FERMO - Abiti sgargianti, capelli acconciati, coriandoli variopinti e un mare di sorrisi. Giornata di festa, ieri, in via Brunforte per la proclamazione di ventuno nuovi infermieri. Corone d’alloro in testa, pergamene in mano e un contratto già firmato in tasca, gli ormai ex studenti hanno brindato con parenti e amici al traguardo raggiunto.

«Non la fine, ma l’inizio di un percorso», l’ha definito Gian Luca Gregori.

Ha ringraziato le famiglie dei ragazzi, «che ci hanno consegnato il loro bene più prezioso», il rettore dell’Università politecnica delle Marche, di cui il corso in Infermieristica a Fermo fa parte.


E, riferendosi a quella dell’infermiere, ha parlato di «una professione di cui abbiamo avvertito l’importanza e la necessità, che offre un’occupazione sicura, risultato di un ateneo che sta crescendo molto». Elegantissimi e con le facce un po’ tirate, uno dopo l’altro i ragazzi si sono seduti davanti alla commissione. Qualche secondo e la tensione si scioglie. Le parole scorgano sicure, accompagnate dalle immagini che passano sul proiettore. Le proclamazioni arrivano in tre momenti: a metà mattinata, all’ora di pranzo e nel pomeriggio.


I ragazzi tornano davanti alla commissione, ascoltano il voto e ricevono la pergamena. Poi, è un tripudio di mani che battono e di coriandoli che volano in aria, per poi posarsi sulle pietre davanti all’ingresso della facoltà. Ha la faccia rilassata e sorridente Chiara Bartoletti. «Sono stati tre anni difficili e serrati, ma alla fine la soddisfazione è arrivata», dice la neoinfermiera di Monte Urano. Che al corso di laurea s’è iscritta «un po’ per caso», per poi «innamorarmene al primo tirocinio».


Per lei, la forza di Infermieristica è proprio questa: far andare di pari passo teoria e pratica, insegnando ai ragazzi il mestiere, mentre studiano. Chiara il suo primo contratto di lavoro l’ha già firmato, con il Santo Stefano di Porto Potenza Picena. A Hajar Kassimi la spinta per diventare infermiera l’ha data invece la mamma, infermiera pure lei. «Ero indecisa tra questo corso e Giurisprudenza. Mia mamma mi ha detto: “Provaci, ti ci vedo”. Aveva ragione», racconta la ragazza di Montegranaro. Che comincerà subito a lavorare, ma che forse, più in là, proseguirà gli studi con la specialistica.


Di questi tre anni dice che si porterà dietro «i ricordi dell’ospedale durante il tirocinio e i compagni di corso con cui abbiamo fatto gruppo e ci aiutavamo a vicenda». Si prenderà ancora qualche giorno per decidere quale sarà il suo primo lavoro Francesco Maria Perdichizzi. «Le proposte sono tante. C’è solo l’imbarazzo della scelta», spiega il neoinfermiere fermano.


E parla di «tre anni di emozioni, durante in quali, nonostante alcuni problemi personali, sono riuscito a portare a termine questo percorso». Che per questi ragazzi è stato segnato quasi tutto dal Covid, con lezioni a distanza e tirocini rinviati e recuperati quando si poteva. Ma la pandemia non è riuscita a distoglierli dal loro obiettivo.


«Sono molto soddisfatta. L’università è molto valida. Con il tirocinio impari tanto. La città mi è piaciuta tantissimo. Mi sono trovata bene con tutte le persone che ho conosciuto», dice Zaira Colombo. Che, anche se ha ricevuto molte offerte di lavoro in questa zona, tornerà nella sua Sicilia a lavorare nell’assistenza domiciliare

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