FERMO - Autostrada A14 ancora sotto la lente nella giornata di ieri con alcuni rallentamenti nel tratto a sud di Pedaso. La giornata di festa ha ridotto il traffico e scongiurato problemi ma i timori si riaccendono a partire da oggi. Che fare? E quali scelte prendere per il futuro della viabilità nel sud delle Marche?
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A tal proposito si torna a parlare del Corridoio Adriatico con la la Rete N-t, l’Alta velocità e l’arretramento. È questo, ad esempio, il titolo del convegno online di giovedì prossimo (ore 17,30).
«La realizzazione del Corridoio Adriatico da Bologna a Bari – dichiarano i promotori che hanno lanciato un manifesto per la costituzione di un comitato ad hoc - è oggi fondamentale per lo sviluppo delle regioni adriatiche. La connessione con i mercati del nord Italia e nord Europa è strategico, sia per migliorare sensibilmente gli indici di produttività e di penetrazione commerciale delle nostre imprese, sia per investire decisamente sullo sviluppo dell’industria turistica, nonché per salvaguardare gli equilibri ambientali delle nostre Regioni. La realizzazione del Corridoio Adriatico potrebbe favorire la realizzazione dell’alta velocità da Bologna a Bari, l’arretramento della ferrovia nel tratto da Pesaro a Termoli che attualmente passa a ridosso del mare creando gravi problemi ambientali, la realizzazione nel vecchio tracciato ferroviario di una metropolitana di superficie a servizio regionale e di una pista ciclopedonale fondamentale per lo sviluppo turistico delle Regione adriatiche».
Il costituendo comitato appoggerà «la strategia portata avanti dalle Regioni Abruzzo, Marche, Molise e Puglia che hanno sottoscritto a ottobre 2020 un Protocollo d’Intesa per raggiungere l’obiettivo del Corridoio Adriatico chiedendone l’inserimento nella nuova programmazione delle TN-T per l’estensione della rete adriatica da Ancona a Bari». Il comitato supporterà «la richiesta di alcune Regioni al Governo e a Rfi di uno studio di fattibilità per la realizzazione dell’alta velocità e dell’arretramento».
La richiesta è quella di uno studio di fattibilità «che accetti i moderni criteri dell’impact investing, ovvero quelli che non solo calcolano i costi diretti dell’opera, ma che quantificano anche i ritorni reddituali nei Pil regionali, i risparmi di costi ambientali che la realizzazione permetterebbe, nonché le catture di valore che potrebbero esserci andando a recuperare spazi per uno sviluppo turistico-commerciale in parte dei sedimi delle stazioni ferroviarie, tutte situate nei centri cittadini della costa a breve distanza dal mare». Il vecchio tracciato sarebbe infatti adibito per il servizio di metropolitana di superficie e per una pista ciclopedonale lunga oltre 300 km. Il convegno sulla pagina Fb della Fondazione San Giacomo della Marca.