Esplode la rabbia all'assemblea di Tre Archi: «Qui la sicurezza ancora non esiste»

Esplode la rabbia all'assemblea Tre Archi: «Qui la sicurezza ancora non esiste»
Esplode la rabbia all'assemblea Tre Archi: «Qui la sicurezza ancora non esiste»
di Sonia Amaolo
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Giovedì 19 Agosto 2021, 06:05

FERMO  - Persone ai domiciliari, affitti in nero, monolocali superaffollati, appartamenti svalutati. Su questi argomenti si è concentrato il dibattito organizzato dal comitato dei residenti a Lido Tre Archi e Confabitare Fermo martedì. Si sono radunate 200 persone che chiedono non solo più sicurezza, ma anche servizi come una farmacia nel quartiere e la guardia medica, e infrastrutture quali le scogliere emerse.


Non erano presenti né il sindaco Paolo Calcinaro né l’assessore alla sicurezza Mauro Torresi ma c’erano i consiglieri della minoranza, il civico Renzo Interlenghi e il grillino Stefano Fortuna. Gli organizzatori non hanno invitato l’amministrazione, perché dopo la firma del memorandum i rapporti si sono guastati fino all’incomunicabilità. Non sono stati concessi neanche i locali del centro sociale e così i portici dei palazzi hanno offerto gli spazi per affrontare il dibattito sulla sicurezza, tra quei condomini dove gli appartamenti vengono spesso occupati. Si allarga il fronte contro Calcinaro nel quartiere multietnico dopo i manifesti di protesta, il flash mob in Piazza del Popolo, gli esposti in procura.

«Portiamo avanti battaglie avviate nel marzo 2020, con la firma del memorandum sulla sicurezza» ha detto Renzo Paccapelo presidente Confabitare, che parla di un quartiere da riqualificare con l’obiettivo di «riportare i prezzi delle abitazioni a livelli accettabili». Interlenghi ha detto che«bisogna indagare sul mercato nero degli alloggi, basterebbe verificare quanti ne vengono concessi a soggetti che devono scontare i domiciliari e capire se c’è un sistema dietro questo fenomeno». Il consigliere ha bacchettato l’amministrazione per l’assenza: «si sapeva dell’incontro, qualcuno poteva venire per rispetto ai cittadini.

Cercherò di essere la vostra voce dell’amministrazione. Qui lo spaccio è all’ordine del giorno e dobbiamo ribellarci a questo». Fortuna si è sorpreso per le tante persone radunate sotto i palazzi e «sapere che un’amministrazione così popolare non vi ascolta e denigra le vostre proposte è assurdo» ha sottolineato.


Hanno preso la parola anche alcuni turisti, una torinese ha detto «avere la casa qui è un cardiopalma continuo per le occupazioni e gli accoltellamenti ma ringrazio le forze dell’ordine perché quest’anno ho visto un quartiere più tranquillo, spero di non passare un’altra estate tra carabinieri e questura a fare denunce e segnalazioni». Un’altra turista ha spiegato che la brutta piega si è presa negli ultimi 20 anni: «dal 2000 è cominciato il finimondo e le nostre case valgono zero».


Gabriele Voltattorni presidente del comitato ha parlato del dialogo troncato con l’amministrazione: «le nostre domande non hanno ricevuto mai risposte, abbiamo chiesto il censimento dei residenti perché ci sono monolocali dove vivono 6 persone, un appartamento al 6° piano è diventato un b&b, con gli affitti in nero fanno tutti come vogliono. Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti e ci sono stati negati, quindi abbiamo presentato esposti in procura perché vogliamo sapere come si spendono i soldi e cosa si fa per la sicurezza. Non è possibile, come invece accade, che persone ai domiciliari debbano vivere in una tenda dietro lo skate park». Ugo Ciarrocchi, referente della sicurezza per Confabitare, ha ricordato il giugno 2020 e l’accordo tra il Comune, il Comitato, Confabitare: «da allora qualcosa si è fatto - ammette - ma il controllo di vicinato non è stato attivato, il sistema di letture targhe non è ancora a sistema e la prefettura non ha mai firmato il memorandum».

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