Carcere, adesso si stringe: «Un piano sulla sicurezza e spazi per un’altra sede»

Carcere, adesso si stringe: «Un piano sulla sicurezza e spazi per un’altra sede»
Carcere, adesso si stringe: «Un piano sulla sicurezza e spazi per un’altra sede»
di Francesca Pasquali
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Venerdì 11 Marzo 2022, 09:30

FERMO  - È «sovraffollato» il carcere di Fermo. Dove, al momento, ci sono 59 detenuti, a fronte di una capienza di 41 posti. Seppure stretti, fino a una cinquantina di detenuti il carcere regge, ma adesso è sicuramente «sopra la soglia di tollerabilità». Basta osservare i numeri. Il problema – spiega la comandante della polizia penitenziaria, Loredana Napoli – è legato al Covid e allo stato d’emergenza, che «limita tutti i trasferimenti ordinari». Significa che un detenuto può essere spostato da un carcere a un altro «solo per motivi di ordine e sicurezza o per ragioni sanitarie».

 
La pandemia ha portato alla luce tutte le criticità della struttura penitenziaria, ex convento dei Frati minori, che ha «una sola sala per le attività comuni».

E si torna a parlare di un possibile trasloco in un’altra zona più adeguata a ospitare una simile struttura. «Stiamo facendo un vaglio urbanistico della città, per vedere eventuali compatibilità di altre aree», fa sapere il sindaco Paolo Calcinaro. «Ben venga un istituto accogliente e più moderno, ma senza perdere la struttura che c’è oggi»,ribadisce la direttrice Daniela Valentini. Per la quale, il fatto che il carcere, che è maschile e che ospita solo detenuti con pene definitive, stia in centro «dà idea che sia un tutt’uno con la città» ed è «un’opportunità da non perdere mai».


La soluzione a cui si ragiona è quella di raddoppiare le strutture, con una casa circondariale, per i detenuti in attesa di giudizio o che devono scontare meno di cinque anni, e una casa di reclusione, il carcere vero e proprio. Così facendo, i detenuti sarebbero distribuiti in due strutture, con più spazi a disposizione anche per le attività rieducative e di reinserimento sociale.


Al riguardo, uno spiraglio potrebbe aprirsi grazie ai fondi della Cassa delle ammende, destinati alla formazione e all’inserimento lavorativo dei detenuti e all’edilizia penitenziaria. A presentare un eventuale progetto dovranno essere, insieme, Comune, Regione e Garante dei diritti della persona. Che, nelle Marche, è Giancarlo Giulianelli.


«Il carcere non è qualcosa di isolato rispetto alla città, ne fa parte e dovrebbe esserne il più possibile inglobato», dice. E plaude alle attività di quello fermano che, «nonostante le oggettive difficoltà strutturali, riesce a portare a termine progetti fondamentali per i detenuti e per chi ruota attorno al carcere». Giulianelli ha chiesto di estendere il progetto Sio, partito dalla casa di reclusione di Ancona, in tutte le altri delle Marche.


Si tratta di uno sportello informativo e orientativo in cui personale volontario aiuta i detenuti a sbrigare pratiche burocratiche. L’altro nervo scoperto è la carenza di personale di area trattamentale. Se, con 46 agenti, a livello di sicurezza, il carcere fermano è ben corazzato, non si può dire lo stesso del fronte rieducativo. Dove, andato in pensione il coordinatore, non è arrivato nessuno a sostituirlo.


A dare una mano, una volta a settimana, c’è un’educatrice che viene da Ascoli. «Non sono stati fatti concorsi. Ora – spiega Valentini –, servono tempi tecnici. Probabilmente, passerà anche tutto il 2022 prima che possa arrivare un altro coordinatore».

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