FERMO - Sono 281 (182 maschi, 98 femmine e 1 transgender) gli utenti che hanno usufruito dello sportello sociale di Lido Tre Archi. Il servizio, che fa parte del progetto “Arco”, è partito il 1° luglio 2021 e s’è concluso il 30 giugno. Ma sarà prorogato fino a fine mese. Poi, confluirà nel bando periferie. Delle persone che hanno avuto accesso al servizio, 89 hanno tra 18 e 30 anni, 138 tra 31 e 50, 54 sopra 51. Ad aver bussato alla porta dello sportello sono stati soprattutto nigeriani (69), seguiti da italiani (51), pakistani (37), algerini (23) e marocchini (22).
Le cifre
Quindici poi quelli arrivati dal Senegal, 12 dalla Costa D’Avorio, sette da India e Romania, sei dal Camerun, cinque da Gambia e Tunisia, tre da Albania e Colombia, due da Afghanistan, Bangladesh, Brasile e Ucraina, uno da Argentina, Bosnia, Ghana, Honduras, Niger, Polonia, Russia e Sierra Leone.
L'accoglienza
«Ci siamo resi conto – ha spiegato la prefetta Vincenza Filippi – che l’elemento repressivo, seppur importante da portare avanti, non era l’unica strada da seguire e che doveva essere affiancato da inclusione e accoglienza, attraverso una rete di servizi». Da qui, il progetto “Arco” (Azioni di rafforzamento comunitario) rivolto agli immigrati di Lido Tre Archi. Su 2.011 residenti (1.055 maschi e 956 femmine), il quartiere conta 766 stranieri o apolidi, di cui 414 maschi. A conti fatti, gli stranieri che vivono lì sono il 25,6% di quelli di tutta la città: un quarto. Percentuale che sale al 29,3% se si considerano solo i maschi. I dati, che riguardano solo i regolari, arrivano da una ricerca dell’Università di Urbino che ha sottoposto a un questionario un campione degli abitanti del quartiere, stranieri e non. È emerso che «la condizione di isolamento materiale e sociale rappresenta il principale nodo da affrontare a livello di quartiere, assieme alla questione abitativa e alla creazione di rapporti comunitari». Collegata a distanza, ieri mattina, c’era la prefetta Mara Di Lullo, a Fermo da maggio 2016 a novembre 2017, che ha dato il la al progetto. In presenza, il sindaco Paolo Calcinaro, riferendosi a Lido Tre Archi, ha parlato di «una situazione sicuramente migliorata».
Gli sviluppi
«Il rischio isolamento c’è sempre. Ci stiamo lavorando – ha detto il primo cittadino – con questi e altri progetti e con la riqualificazione territoriale. Richiamare persone dalle realtà circostanti è il vero nocciolo per andare a invertire il rischio di ghettizzazione, insieme all’inserimento lavorativo». Che è lo scopo di “Piste di Lavoro”, l’altro progetto finanziato col Fami, sempre con la Prefettura capofila e per partner gli ambiti sociali 19 e 20, l’Area vasta 4, Nuova Ricerca Agenzia Res e On The Road. Abitare, lavoro e salute i temi al centro di diciotto incontri-laboratorio ai quali hanno partecipato, tra addetti del pubblico e del privato, sessanta persone.