Lido Tre Archi, più lavoro e servizi. La Prefettura: «Non solo controlli, stop al ghetto»

Tre Archi, più lavoro e servizi. La Prefettura: «Non solo controlli, stop al ghetto»
Tre Archi, più lavoro e servizi. La Prefettura: «Non solo controlli, stop al ghetto»
di Francesca Pasquali
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Giovedì 14 Luglio 2022, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 10:47

FERMO - Sono 281 (182 maschi, 98 femmine e 1 transgender) gli utenti che hanno usufruito dello sportello sociale di Lido Tre Archi. Il servizio, che fa parte del progetto “Arco”, è partito il 1° luglio 2021 e s’è concluso il 30 giugno. Ma sarà prorogato fino a fine mese.  Poi, confluirà nel bando periferie. Delle persone che hanno avuto accesso al servizio, 89 hanno tra 18 e 30 anni, 138 tra 31 e 50, 54 sopra 51. Ad aver bussato alla porta dello sportello sono stati soprattutto nigeriani (69), seguiti da italiani (51), pakistani (37), algerini (23) e marocchini (22).

Le cifre


Quindici poi quelli arrivati dal Senegal, 12 dalla Costa D’Avorio, sette da India e Romania, sei dal Camerun, cinque da Gambia e Tunisia, tre da Albania e Colombia, due da Afghanistan, Bangladesh, Brasile e Ucraina, uno da Argentina, Bosnia, Ghana, Honduras, Niger, Polonia, Russia e Sierra Leone.

Allo sportello hanno trovato un’equipe multidisciplinare che offre servizi di segretariato sociale, servizio legale (236 accessi), supporto psicologico (6 utenti), presa in carico sociale (11 utenti), lavoro sociale di comunità, animazione di comunità (11 utenti) e orientamento al lavoro (78 utenti). Dati snocciolati ieri mattina, quando sono state tirate le somme del progetto finanziato col fondo Fami (Fondo asilo, migrazione e integrazione) 2014-2020, con la Prefettura per capofila e Bet Onlus, On The Road, Nuova Ricerca Agenzia Res e Ambito sociale 19 come partner.

L'accoglienza

«Ci siamo resi conto – ha spiegato la prefetta Vincenza Filippi – che l’elemento repressivo, seppur importante da portare avanti, non era l’unica strada da seguire e che doveva essere affiancato da inclusione e accoglienza, attraverso una rete di servizi». Da qui, il progetto “Arco” (Azioni di rafforzamento comunitario) rivolto agli immigrati di Lido Tre Archi. Su 2.011 residenti (1.055 maschi e 956 femmine), il quartiere conta 766 stranieri o apolidi, di cui 414 maschi. A conti fatti, gli stranieri che vivono lì sono il 25,6% di quelli di tutta la città: un quarto. Percentuale che sale al 29,3% se si considerano solo i maschi. I dati, che riguardano solo i regolari, arrivano da una ricerca dell’Università di Urbino che ha sottoposto a un questionario un campione degli abitanti del quartiere, stranieri e non. È emerso che «la condizione di isolamento materiale e sociale rappresenta il principale nodo da affrontare a livello di quartiere, assieme alla questione abitativa e alla creazione di rapporti comunitari». Collegata a distanza, ieri mattina, c’era la prefetta Mara Di Lullo, a Fermo da maggio 2016 a novembre 2017, che ha dato il la al progetto. In presenza, il sindaco Paolo Calcinaro, riferendosi a Lido Tre Archi, ha parlato di «una situazione sicuramente migliorata».


Gli sviluppi


«Il rischio isolamento c’è sempre. Ci stiamo lavorando – ha detto il primo cittadino – con questi e altri progetti e con la riqualificazione territoriale. Richiamare persone dalle realtà circostanti è il vero nocciolo per andare a invertire il rischio di ghettizzazione, insieme all’inserimento lavorativo». Che è lo scopo di “Piste di Lavoro”, l’altro progetto finanziato col Fami, sempre con la Prefettura capofila e per partner gli ambiti sociali 19 e 20, l’Area vasta 4, Nuova Ricerca Agenzia Res e On The Road. Abitare, lavoro e salute i temi al centro di diciotto incontri-laboratorio ai quali hanno partecipato, tra addetti del pubblico e del privato, sessanta persone.

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