FERMO - Sotto una foresta di vegetazione incolta e abbandonata scorre il fiume Ete Vivo, che nasce tra i Comuni di Santa Vittoria in Matenano e Montelparo, percorre circa 35 km attraversando la provincia di Fermo e sfocia a Porto San Giorgio. Guardando la foto pubblicata sulla sua pagina Facebook dal sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, vengono i brividi: pensate cosa sarebbe successo se il nubifragio del 15 settembre si fosse abbattuto con violenza inaudita anche in questa zona. Pensate cosa avrebbe trovato la piena a ostacolare il proprio corso lungo il letto del fiume. Ma questa foto è il simbolo di quello che accade nel nostro Paese, dell'assurda burocrazia in cui si imbattono gli amministratori locali quando cercano di preservare il territorio. La vicenda ha dell'assurdo, e a raccontarla è lo stesso sindaco di Fermo.
Il fiume va pulito ma serve il parere della Sovrintendenza archeologica
Paolo Calcinaro, assieme al sindaco di Porto San Giorgio, alla Provincia e ad alcuni privati cittadini chiedono alla Regione Marche, quale ente competente per legge, l'urgente pulizia dell'alveo del fiume Ete Vivo, prima dell'arrivo dell'autunno. «Abbiamo inoltrato la richiesta - spiega Calcinaro - tra fine agosto e primi di settembre, ben prima dei recenti tragici eventi e il 22 settembre è giunta una prima formale risposta: la Regione ha stanziato una somma per la ripulitura del fiume per 7km dalla foce». Bene, riflettono gli amministratori, il progetto c'è.
Il sindaco: «Nelle Marche si può morire di burocrazia»
Gli amministratori fermani sono trasecolati: «Di fronte ad un contenimento del rischio, su un letto di un fiume, si può pensare alla Soprintendenza archeologica? Soprintendenza che poi generalmente non ha, per legge, un termine per rispondere...altra stortura italiana che denuncio da tempo. Ora perchè ci tengo a condividere con voi questo: possiamo cercare la colpa in questo o quell'altro funzionario, ente, amministratore. Ma è la struttura del Paese, dell'Italia che non ce la può fare, una nazione piegata tra pareri, autorizzazioni, burocrazia, uffici che non comunicano tra loro anche se sono tutti "Stato". Ho letto in questi giorni una domanda "si può morire di pioggia nel 2022?" Ma mi chiedo, pensando a quanto successo nel nord delle Marche, "si può morire di burocrazia nel 2022?"».
I chiarimenti della Sovrintendenza archeologica
La Soprintendenza archeologica delle province di Ascoli, Fermo e Macerata in merito alla vicenda ha specificato che «la richiesta di parere per un intervento di sistemazione idraulica del fiume Ete Vivo - di cui si suppone erroneamente la mancata risposta da parte di questo Ufficio - è stata trasmessa dalla Regione Marche, Settore Genio Civile Marche Sud alla Soprintendenza soltanto in data 22.09.2023 (l'ufficio ha sbagliato l'anno, ndr) ed è stata assunta agli atti d’Ufficio e assegnata ai funzionari competenti il giorno successivo 23.09.2022. È dunque di tutta evidenza, sulla base degli atti, l’infondatezza di qualsiasi implicita allusione di ritardo o inefficienza da parte di questo Ufficio, e infatti già il sindaco di Fermo aveva provveduto, nella stessa giornata di venerdì 23, a smentire quanto affermato con un successivo post, tuttavia pubblicato sulla sua pagina personale». La Soprintendenza chiarisce che «le Soprintendenze sono tenute a rendere i propri pareri di competenza nel rispetto di precisi termini di conclusione dei procedimenti amministrativi, stabiliti per legge».
La Soprintendenza giustamente sottolinea che si tratta di pareri stabiliti per legge: infatti in questo articolo si è voluto evidenziare - senza puntare il dito contro l'ufficio in questione - come, anche per la pulizia urgente di un alveo di fiume (alla luce della devastazione dell'ultima alluvione che ha causato 12 vittime e 1 disperso), nel nostro Paese bisogna sottostare ad un iter burocratico assurdo che allunga i tempi di risposta all'etremo limite. Tempi che a volte possono essere risultare fatali.
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