FERMO - Mille vaccini al giorno. Tanti se ne fanno nel Fermano. Molti meno di quanti i centri disseminati per la provincia potrebbero somministrarne. Oltre non si può andare. Perché i vaccini scarseggiano. Da solo, il centro di Fermo, si prende più della metà delle dosi. Ogni giorno, se ne fanno tra 600 e 700. E gli altri sgomitano. Chiedono più vaccini che, però, non arrivano. E un sistema di prenotazioni che funzioni meglio. Come Petritoli, sede del centro della Valdaso, dove gli abitanti, per vaccinarsi, spesso vengono mandati a Fermo.
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L’ha denunciato il sindaco Luca Pezzani durante una diretta radio. «Potremmo fare molte vaccinazioni in più – ha spiegato –, ma non ce le fanno fare.
Riporta tutti coi piedi per terra Giuseppe Ciarrocchi. Nel doppio ruolo di direttore del Dipartimento di prevenzione e di coordinatore della campagna vaccinale, stoppa sul nascere le velleità dei territori. Le vaccinazioni si programmano settimana per settimana, sulla base delle forniture e delle priorità dettate da Roma. Che adesso sono ultraottantenni ed estremamente fragili. Nel Fermano, gli over 80 autosufficienti sono stati vaccinati quasi tutti. Degli allettati ne restano 310. «Proteggere le persone che rischiano di più è un compito etico. Letalità e morbosità sono correlate all’età e alla condizione clinica del paziente. Muoiono il 30% degli over 80 con infezione da Covid. Il tasso si abbassa con l’abbassarsi dell’età», spiega Ciarrocchi.
«Dobbiamo abbassare il tasso di mortalità e di ricoveri. Più sappiamo utilizzare bene i vaccini, più riusciamo a farlo. Se vacciniamo nonni e fragili, in famiglia, possiamo stare tranquilli», prosegue il coordinatore delle vaccinazioni, che non si dice preoccupato dalle riaperture. Perché, spiega, «d’estate, la curva epidemica si appiattisce, dato che stiamo di più all’aperto e cambiamo stile di vita». Il che non significa abbassare la guardia: «Mascherine e distanziamento vanno mantenuti, anche per i vaccinati, perché possono infettarsi e trasmettere il virus».