FERMO - Ci sono le classi da dividere per settembre e quelle da riorganizzare adesso, gli studenti provati dal ping-pong scuola-casa e ritorno e la didattica a distanza che, non sarà la scuola vera, ma, alla fine, non è neanche così male. A due mesi dalla fine delle lezioni, i presidi delle superiori tirano le somme del secondo anno di scuola in pandemia. Dall'altro ieri, la metà degli studenti è tornata in aula. Come a gennaio, la scelta degli istituti è stata di non dividere le classi, facendole ruotare, chi di tre giorni in tre giorni, come l'Itet “Carducci Galilei" e il Liceo artistico “Preziotti Licini”, chi di settimana in settimana, come il Liceo scientifico “Calzecchi Onesti”, il Classico “Caro”, l'Iti “Montani” e l'Iiss “Urbani”. Discorso a parte per l'Ipsia “Ricci”, dove a scandire le giornate in presenza sono i laboratori. A preoccupare i presidi adesso è il futuro.
Quel settembre, poi, non così lontano. Ci sono scuole che rischiano di partire anche con classi di trenta alunni. Mentre i genitori sono già sul piede di guerra, i dirigenti tentano il pressing con l'Ufficio scolastico regionale.
Ma c'è anche chi non vedeva l'ora di riprendere le lezioni in presenza. Come la preside del “Calzecchi Onesti”, Marzia Ripari, perché – spiega – «scuola è quando studenti e docenti ci sono fisicamente». Sperano di chiudere l'anno in presenza, i presidi del Fermano, che hanno attivato, quasi tutti, uno sportello psicologico per gli studenti e il personale scolastico. Se così non dovesse essere, assicurano, anche da casa, la scuola vincerà lo stesso.