FERMO - Spiraglio per il mondo delle scuole alle prese con un rientro in classe molto problematico dopo le vacanze di Natali. Fra i disagi lo scaglionamento fra chi ha optato per la dad (ad esempio Fermo) e chi per le lezioni in presenza già da venerdì (come Porto Sant’Elpidio), il boom dei contagi in classe e la gestione delle quarantene. Lo spiraglio è rappresentato dallo slittamento al 10 febbraio dell’obbligo di Super Green pass per i trasporti. Lo ha deciso ieri il governo e l’unica precauzione richiesta sarà l’utilizzo delle mascherine Ffp2. Un aiuto importante per le famiglie.
Ma l’emergenza resta.
Due quarantene le ha fatte perché in classe c’era un positivo, poi è diventato positivo il padre e successivamente lo è diventato anche lui. Fortunatamente domani (oggi, ndr) torna a scuola. È dagli inizi di novembre che sentiamo proclami in tv e leggiamo articoli dove scrivono che grazie a una circolare ministeriale, dei primi di novembre, con un positivo in classe non si va in quarantena».
Ma di fatto, «nonostante le nostre proteste, sia a metà novembre, che agli inizi di di dicembre, con un solo positivo - riprende la mamma - siamo andati in quarantena. Le Aree vaste della regione hanno deciso di non applicare la circolare ministeriale. Ormai sono saltati tutti i tracciamenti: dopo la comunicazione della positività di fatto si viene contattati, solo il giorno precedente al tampone di uscita dalla quarantena. Quindi non sono in grado di tracciare le positività delle scuole e di attuare la circolare ministeriale: si preferisce mettere i ragazzi in quarantena 10 giorni e non se ne parla più. Restare nel limbo 10 giorni e non essere contattati da nessuno ti lascia nell’insicurezza. Ma adesso, con l’ultimo decreto di fine dicembre, sapevamo tutti che qualcosa sarebbe cambiato: con un positivo in classe si effettuano i tracciamenti e i ragazzi possono tornare a scuola».
Eppure ancora una volta le Aree vaste della regione «fanno - rimarca la donna nella sua lettera aperta - come vogliono e chi paga sono i nostri ragazzi. Credo che i genitori, pur di mandare i ragazzi a scuola sarebbero disposti anche a fare l’antigenico a pagamento e a comunicarlo all’Asur. Perché questo protocollo non viene applicato? I ragazzi hanno il diritto e il dovere di andare a scuola, hanno pagato tanto e forse più tutti, sia in termini di socialità che a livello psicologico. La dad non è scuola: non è stimolante, è noiosa e i ragazzi si deprimono».