Sangue, donatori in calo, 400 sacche in meno: «C’è bisogno di ricambio». Un appello speciale rivolto ai giovani

Sangue, donatori in calo, 400 sacche in meno: «C è bisogno di ricambio». Un appello speciale rivolto ai giovani
Sangue, donatori in calo, 400 sacche in meno: «C’è bisogno di ricambio». Un appello speciale rivolto ai giovani
di Francesca Pasquali
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Domenica 12 Giugno 2022, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 16:35

FERMO  - Quattrocento sacche di sangue donate in meno. A tanto ammonta il gap registrato dal Centro trasfusionale di Fermo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Paradossalmente, ci sono state più donazioni quando la pandemia era nel clou. I motivi sono tanti e diversi. Dai centri chiusi a inizio anno per mancanza di medici, al Covid che ha “sballato” le analisi di una parte dei donatori.


Dalla paura di contagiarsi ai problemi a prendere un giorno di permesso per andare a donare proprio quando l’economia s’è un po’ rimessa in moto.

Il calo – «non ancora carenza», precisa la direttrice del Dipartimento interaziendale di Medicina trasfusionale, Giuseppina Siracusa – riguarda le donazioni di sangue. Quelle di plasma, infatti, finora, quest’anno sono state due in più rispetto allo scorso. Si appella ai donatori Elena Simoni, presidente provinciale dell’Avis, che conta circa cinquemila donatori attivi e circa ottomila donazioni annue: «Pian piano, ci sarà una ripresa degli interventi. Si raggiungerà una normalità per la quale gli ospedali devono essere pronti ad avere le sacche. Il sangue non si produce in laboratorio. Siamo solo noi che possiamo creare la scorta».


Si unisce all’appello la Siracusa. E lo indirizza soprattutto ai giovani: «Abbiamo bisogno di ricambio. Venite a donare prima di andare in ferie. Prenotatevi. Fateci riempire le liste. Date disponibilità anche per le sedi vicine, perché siamo sempre noi», dice la dirigente medica. «Prima il Covid, poi la guerra – aggiunge –, hanno portato nei donatori tristezza e avvilimento. Fatichiamo ad avere quella risposta che in passato era immediata, ma ho fiducia perché so che i donatori sono consapevoli dei problemi di salute che hanno le persone che ricevono il loro sangue». L’obiettivo è «cercare di recuperare i vecchi donatori e allargare la base, per recuperare entro l’autunno le quattrocento sacche che mancano». Per informazioni: 0734.6253455 – 0734.6253456 – 328.5940920 – segreteriaunicaavis@gmail.com. L’altra questione spinosa riguarda il centro raccolta di Amandola, che, dal terremoto del 2016, è in un container. «Abbiamo avuto contatti con il direttore dell’Area vasta 4. Ci ha assicurato – ricostruisce Simoni – che ci avrebbe riservato un piano nel nuovo ospedale. Ma il nuovo ospedale non è ancora concluso e il centro di raccolta dei Sibillini è sempre in condizioni precarie».


Una soluzione l’Avis ce l’avrebbe: trasferirlo in un locale nel campo sportivo usato per le vaccinazioni. Ma va accreditato. «Adesso che abbiamo le chiavi, andremo a verificare se ci sono le condizioni, gli spazi e i servizi necessari», assicura Siracusa. Intanto si dibatte sul futuro della sanità regionale e sul riassetto che, dall’anno prossimo, cambierà volto alla sua organizzazione. Una riforma che, per il consigliere comunale di Fermo, Paolo Nicolai (Pd), «si prospetta come un chiaro ritorno indietro negli anni». «La rete sanitaria regionale che si andrà a caratterizzare, con un incremento delle organizzazioni a piena autonomia, sarà un sistema che avrà difficoltà a decollare», dice Nicolai, che fa parte della Quarta commissione consiliare (Sanità). «Passare da quattro a sette aziende – prosegue –, con la moltiplicazione delle direzioni e dei ruoli dirigenziali e la necessità di incrementare investimenti tecnologici e strumentali, porterà il Servizio sanitario regionale verso una perenne sofferenza e un chiaro disorientamento dei cittadini e delle amministrazioni territoriali, favorendo l’avanzata di un sistema sanitario privatistico». 


«Che ruolo avrebbe la nostra area vasta in questo nuovo scenario? Quanto potrebbe essere messa sotto pressione dai numeri che vanno a suo sfavore», si domanda Nicolai. E chiede al sindaco di Fermo di «vigilare su quanto sta accadendo nel dibattito sulla riforma regionale, interfacciandosi con gli amministratori e la sua stessa commissione permanente consiliare, seguendo anche quanto già delineato dal documento dell’Assemblea dei sindaci, poi votato all’unanimità dal Consiglio comunale».

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