Russia, resta il rebus. Ma ora le calzature trovano altre strade. Ecco il quadro e cosa può cambiare

Russia, resta il rebus. Ma ora le calzature trovano altre strade. Ecco il quadro e cosa può cambiare
Russia, resta il rebus. Ma ora le calzature trovano altre strade. Ecco il quadro e cosa può cambiare
di Massimiliano Viti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 11 Aprile 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 08:18

FERMO  - Trasferta positiva in Kazakistan per la scarpa fermana ma il nodo resta la Russia. E dal 26 al 29 aprile c’è l’Obuv a Mosca. L’edizione per ora resta confermata, ma i problemi sul piatto sono ovviamente tanti: dalla sicurezza, alla questione etica. Gli imprenditori occidentali sarebbero al sicuro a Mosca? E mentre l’Europa inasprisce le sanzioni verso la Russia, la scarpa italiana va a vendere a Mosca? Ma allora se va a vendere vuol dire che flussi di merci e di denaro sono possibili?

Cratere o aree in crisi? Il dilemma della Zone economiche speciali che divide le Marche: ecco le mosse dell'assessore Castelli
 
In realtà, rispetto alle scorse settimane, gli imprenditori calzaturieri fermani sostengono che, a livello di incassi, qualcosa si è mosso.

Le aziende più grandi e strutturate sono capaci di creare una loro filiale in uno dei Paesi non coinvolti dalle sanzioni come la Cina, il Kazakistan, la Turchia o altri. E i pagamenti partono da lì. Tutti gli altri clienti russi medi e piccoli non hanno la possibilità di fare questo. L’export verso la Russia continua ad essere un grande problema, con i calzaturieri che, almeno per il momento, sono stati lasciati soli dalle istituzioni con le spalle al muro.


La notizia confortante arriva dal Kazakistan. Il bilancio del salone “La moda italiana@Almaty”, che si è chiuso venerdì scorso è stato positivo. Dei circa 50 i marchi che hanno presentato le loro collezioni ad Almaty, la metà proveniva dalle Marche. Una pattuglia consistente. «Siamo soddisfatti. I clienti kazaki che erano stati a Milano e quelli che ci aspettavamo di vedere, sono arrivati. E nonostante la situazione che c’è nel mondo i nostri prodotti trovano sempre l’apprezzamento e il riscontro dei clienti» dice Sara Cuccù del calzaturificio Loriblu di Porto Sant’Elpidio. Sulla stessa linea il commento di Riccardo Cesetti del marchio Fiorangelo: «È stata un’edizione senza dubbio positiva. Abbiamo incontrato buyer provenienti dal Kazakistan, Uzbekistan e a sorpresa anche qualche russo. I clienti hanno sicuramente apprezzato la nostra nuova collezione e abbiamo ricevuto ordinativi per cui siamo soddisfatti».


Più cauto il giudizio di Gianfranco Butteri: «Questa edizione di La moda italiana @ Almaty non si discosta molto da quelle passate. In particolare ci sono stati i clienti provenienti dall’Uzbekistan che hanno acquistato scarpe da uomo». Il mercato kazako, più rivolto alla scarpa maschile, potrebbe beneficiare del fatto che è un ponte tra i marchi occidentali e la Russia. Non a caso la manifestazione è stata visitata anche da qualche buyer russo che in qualche modo si sta organizzando (tra spedizioni e pagamenti) per non restare a secco di scarpe e borse italiane. Luca Guerrini del calzaturificio Blue Stars non è molto convinto. «Il cliente che ha frequentato La Moda italiana@Almaty è medio-piccolo e per cui credo che l’acquisto sia destinato ai propri negozi», lasciando capire che probabilmente sono i commercianti più grandi ad avere più possibilità di fare affari con i colleghi russi. Ma gli spiragli ci sono e inducono a un cauto ottimismo dopo gli allarmi lanciati nell’edizione di ieri da Cna e Confindustria in merito ai problemi delle aziende alle prese con i rincari delle materie prime e con le incertezze legate alla guerra in Ucraina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA