Spesa, quanto ci costi. Le famiglie in affanno anche per comprare pane e pasta anche in provincia di Fermo

Spesa, quanto ci costi. Le famiglie in affanno anche per comprare pane e pasta anche in provincia di Fermo
Spesa, quanto ci costi. Le famiglie in affanno anche per comprare pane e pasta anche in provincia di Fermo
di Francesca Pasquali
3 Minuti di Lettura
Martedì 12 Luglio 2022, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 09:25

FERMO - Entrano nei supermercati col foglietto delle offerte in mano, moderna Bibbia dei consumatori che provano a risparmiare. Girano tra gli scaffali e confrontano prezzi e prodotti. 

Quando arrivano alla cassa, aprono a malincuore il portafoglio, perché sanno che, dopo aver pagato, sarà molto più leggero. In questo periodo, per riempire il carrello, i fermani, ci mettono più tempo. Ben speso, dicono, se serve a risparmiare qualcosina. Se prima pane, pasta e tutto il resto si compravano in fretta, adesso, quello che conta è trovare l’offerta più conveniente. Perché il rincaro dei prezzi, a fine mese, si fa sentire.


La cronologia


Dopo quello del carburante risalito e le bollette che scottano, è arrivata la stangata sulla spesa.

Farina, olio, zucchero e verdure, in primis. «Gli aumenti stanno mettendo in ginocchio le famiglie. Tante si limitano ad acquistare beni di prima necessità, e anche in quel caso faticano. La situazione è critica dappertutto, ma di più nel nostro territorio, fatto di piccole imprese che non riescono a riprendersi. Anche perché, se qualcuno ha qualcosa da parte, di certo non lo spende». A parlare è Patrizia Massaccesi. La presidente di Federconsumatori Marche racconta di continue segnalazioni e richieste di aiuto da parte di chi non riesce a guadagnare abbastanza per fare la spesa e pagare le bollette. E, a un’estate difficile, seguirà un autunno che si preannuncia caldissimo. «D’estate, sembra tutto più edulcorato. Il timore vero è per l’autunno che induce a un pessimismo diffuso verso il futuro», dice Massaccesi. «Il problema – aggiunge – è che a fattori che non dipendono da noi, come la siccità, che pure influisce sull’aumento dei prezzi dei generi alimentari, si aggiunge una politica che non pensa più alla persona, ma solo al guadagno». Ma perché, nel giro di qualche settimana, il carrello della spesa è diventato tanto pesante? Da che dipende il rincaro dei prezzi? Da una «tempesta perfetta che ha colpito il settore primario», per il direttore di Coldiretti Ascoli Fermo, Francesco Goffredo. Prima la pandemia, da cui l’agroalimentare «è uscito con le ossa rotte, pur essendo stato l’unico a non essersi mai fermato». Poi, la guerra, col prezzo del gas schizzato alle stelle e i carichi di cereali bloccati. In mezzo, spiega Goffredo, c’è stato «un periodo di pandemia energetica, in cui abbiamo avuto segnali di rincari di materie prime, gas e gasolio, che hanno gravato sul primo anello della filiera (i produttori, ndr), mentre l’impatto per chi è a valle (i consumatori, ndr) è arrivato qualche mese dopo».


Il conflitto


L’invasione dell’Ucraina e la guerra che va avanti da quattro mesi e mezzo hanno peggiorato le cose. Come se non bastasse, gli ultimi mesi saranno ricordati come i più secchi e caldi della storia recente e le prossime settimane promettono di non essere da meno. La siccità, insomma, ha messo il carico a una situazione già compromessa. «Finita la trebbiatura, per la cerialicoltura, nelle Marche, già si può stimare un calo produttivo tra il 20 e il 30%, dovuto quasi esclusivamente alla siccità, che si tradurrà, per forza di cose, in un aumento di prezzo», spiega il direttore di Coldiretti Ascoli Fermo. Tradotto: il costo di farina, pasta e pane salirà ancora. E, probabilmente, non solo quello.

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