Artigiani e imprenditori ancora sull'ottovolante: «Tante aziende rischiano di chiudere, ecco cosa ci serve per ripartire»

Artigiani e imprenditori ancora sull'ottovolante: «Tante aziende rischiano di chiudere, ecco cosa ci serve per ripartire»
Artigiani e imprenditori ancora sull'ottovolante: «Tante aziende rischiano di chiudere, ecco cosa ci serve per ripartire»
di Francesca Pasquali
3 Minuti di Lettura
Domenica 10 Aprile 2022, 09:55

FERMO - Una partita a poker. Di quelle che non sai se lasciare il tavolo e portarti via quello che hai vinto o restare e provare a vincere ancora. È quella che, ogni giorno, devono giocare gli imprenditori del Fermano, stretti tra la piaga di materie prime ormai introvabili e bollette esorbitanti da pagare. L’anello di giunzione tra «lo Stato e gli operai» brancola nel buio. E non si salva nessuno.

«A differenza del Covid, quando alcuni settori, come l’agroalimentare e il farmaceutico, erano stati risparmiati, stavolta tocca a tutti», dice il presidente della Cna di Fermo, Emiliano Tomassini. Senza interventi strutturali – prosegue –, non si vede via d’uscita. Gli interventi in questione li elenca Giuseppe Tosi: cassa integrazione in deroga «per non creare un dramma sociale» e potenziamento finanziario delle aziende con la sospensione delle rate dei mutui. «Decisioni drastiche e subito per dare ossigeno alle aziende», sintetizza il direttore di Confindustria Fermo.


L’aumento dei costi di energia e gas fiacca famiglie e imprese. Se le prime faticano ad arrivare a fine mese, per le seconde non va meglio. Anzi. «Saranno costrette a fermarsi. È questione di pochi giorni. Se non si prenderanno provvedimenti, sarà un massacro totale», preannuncia Tosi. E parla di uno scenario che «ogni giorno si fa più pericoloso» e di imprenditori «sempre più in difficoltà». Gli stessi che, se le cose non dovessero migliorare, saranno costretti a decidere se andare avanti o chiudere bottega. Se ritirarsi dal tavolo da gioco o continuare la partita, per dirla con Tomassini. Per il presidente della Cna, la questione riguarda soprattutto le realtà più solide. Quelle più in difficoltà – il ragionamento – resisteranno finché potranno, proprio per il fatto di doversi salvare in qualche modo. Le altre, quelle che nonostante tutto si tengono a galla, a un certo punto, potrebbero stancarsi di stare aggrappate a questo o quel salvagente e alzare bandiera bianca.

Che, tradotto, significa delocalizzare o cessare l’attività, coi dipendenti che, da un giorno all’altro, si ritroverebbero a casa.


«Il problema è duplice. Prima delle bollette raddoppiate, quando non triplicate, c’è quello delle materie prime, senza le quali è impossibile programmare la produzione. Perché, se aumentano i costi dell’energia, riesco a tenere aumentando il prezzo di quello che produco, ma senza materie prime come faccio a produrre?», dice Tomassini. Per il quale «oggi, fare impresa è un’impresa» e «chi riesce ad andare avanti lo fa alla giornata». «C’è bisogno che il governo metta un tetto ai prezzi dell’energia e si affretti a capire come risolvere il problema delle materie prime. Il governo deve aiutare le imprese, dando sicurezza», aggiunge il presidente della Cna fermana. A soffrire sono tutti i comparti, quelli “energivori” più degli altri. Il calzaturiero s’è dato tempo fino a Pasqua. Dopodiché, parecchie aziende si troveranno davanti al bivio di resistere ancora o mollare. «Stanno ultimando la produzione estiva. Poi, ci sarà il cambio di stagione e si fermeranno, con la cassa integrazione e tutto il resto.


Anche quelle che lavorano con la Russia hanno deciso di portare a termine la produzione, ma senza interventi strutturali a livello europeo e nazionali non ce la faranno», spiega Tosi. Per il direttore degli industriali fermani la palla è in mano al governo. «La Regione – dice – può fare poco, tranne che battere i pugni a Roma». Quello che serve – prosegue – «sono interventi da economia di guerra, come quelli fatti per il Covid. Ma, adesso che la guerra c’è davvero, non se ne fanno. Il rischio è che, se e quando decideranno di intervenire, sarà troppo tardi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA