Aria d'estate, in spiaggia tornano i primi turisti dall'Umbria. «Ma adesso aiutate la riviera a ripartire»

Aria d'estate, in spiaggia tornano i primi turisti dall'Umbria. «Ma adesso aiutate la riviera a ripartire»
di Francesca Pasquali
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Lunedì 3 Maggio 2021, 07:20

FERMO - Frenesia. Voglia di recuperare il tempo perso. Sono stati due giorni intensi, quelli appena trascorsi. Weekend giallo con dentro il Primo Maggio: un mix che avrebbe potuto essere ancora più esplosivo se il meteo non avesse fatto un po’ i capricci. Ma il popolo dell’ex zona arancione non s’è fatto scoraggiare. Come da copione, sabato mattina, i bagagliai delle auto si sono riempiti di buste e coperte. Tempo di scampagnate, nel Fermano, ora che si può. Che sia la spiaggia o un parco, poi, poco importa. Quello che conta è esserci, riprendere fiato e divertirsi.
Le regioni
Il mezzo ponte di primavera ha portato sulla costa i primi turisti. Per adesso, quelli delle regioni vicine. Si sono riaffacciati gli umbri. «Siamo stati i primi. È bellissimo essere di nuovo qui», dice una famiglia di Todi. Padre, madre e tre bambini sotto uno dei pochissimi ombrelloni aperti sulla spiaggia di Porto San Giorgio. «Facciamo quello che si può. Anche se il senso non è di libertà assoluta, ci accontentiamo, sempre con le regole ben in testa», spiegano e raccontano di essere habitué ormai da qualche anno. Da quando, con due ore di macchina, dall’Umbria si arriva sulla costa fermana. Quel turismo mordi e fuggi che, l’anno scorso, ha salvato la stagione. «Quest’anno – dicono ancora –, per noi, è la prima volta fuori dall’Umbria. Anche se il tempo non è il massimo, va benissimo lo stesso. Abbiamo un gran bisogno di normalità». Che è la parola che ricorre di più tra la gente in giro. «Dopo tanto tempo, ci rilassiamo. Lavoriamo tutta la settimana. Un po’ di svago serve, soprattutto a noi giovani», spiega un gruppetto di amici. Sono in quattro al tavolino di uno chalet. Vengono dal Maceratese e fanno l’aperitivo. Sorridono, contenti. Una cosa, però, proprio non l’accettano: il coprifuoco. «Alle 22 è il deserto dappertutto. Ti affacci alla finestra e le strade sono irriconoscibili. È davvero triste», fanno. Pieni i lungomari, da nord a sud. Si passeggia, si corre, si va in bici.
Il racconto
«Siamo arrivati da un po’, ma non riusciamo a proseguire.

Incontriamo di continuo gente che conosciamo», dice una coppia di Fermo. «Noi siamo stati fortunati – aggiungono i due –: con le bici ci siamo sempre potuti muovere. Viviamo in un territorio che si presta e che dovrebbe valorizzare di più il turismo lento». Sorridono i ristoranti, presi d’assalto da famiglie e comitive. Le cucine lavorano a pieno ritmo. Ai tavolini la gente brinda. Il verde delle fave spicca sul bianco delle tovaglie. Ma c’è anche chi s’è organizzato da solo. Sulla spiaggia, una coppia di Civitanova pranza in disparte. Ha steso un asciugamano sulla sabbia, con piatti e bicchieri sopra. «Cercavamo un po’ di tranquillità. Vedere tanta gente in giro ci fa strano. Sembra quasi che stiamo facendo qualcosa di illegale, tanto non siamo più abituati», dicono e stappano una bottiglia di birra. Non solo spiaggia, però. Pieni pure i parchi, nel weekend appena trascorso. Il Langer di Monte Urano era una distesa di coperte colorate. Che di gente ce n’era parecchia lo si capiva dalle macchine incolonnate lungo la strada d’accesso. Dai bracieri arriva odore di carne grigliata. C’è chi gioca a pallone e chi si gode il sole che ogni tanto fa capolino. Si mangia, si beve e ci si diverte. L’atmosfera è quasi euforica. «Dopo un periodo molto travagliato, finalmente si può fare qualcosa», fa un ragazzo. È sul prato in comitiva. C’è anche un bimbo piccolo. «Ha sei mesi e mezzo – dice il padre – ed è la prima volta che possiamo portarlo al parco con i nostri amici».

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