Sciopero in mare e rincari, i ristoranti di pesce in affanno: «Dobbiamo bloccare gli aumenti o sarà la fine»

Sciopero in mare e rincari, i ristoranti di pesce in affanno: «Dobbiamo bloccare gli aumenti o sarà la fine»
Sciopero in mare e rincari, i ristoranti di pesce in affanno: «Dobbiamo bloccare gli aumenti o sarà la fine»
di Sonia Amaolo
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Sabato 11 Giugno 2022, 08:20

FERMO - Il nuovo stop della pesca proprio non ci voleva nell’estate della ripartenza ma tra i ristoratori prevale lo spirito solidaristico nei confronti dei pescatori. Lo sciopero a oltranza delle flotte pescherecce rischia di paralizzare il mercato a stagione appena iniziata, dopo due anni da incubo.

Ma i frigoriferi dei ristoranti fermani non sono vuoti ancora, certo il pesce costa di più e i rincari non si possono passare ai clienti rischiando di metterli in fuga. Il problema c’è e nessuno lo nega ma le relazioni tra pescatori e ristoranti di pesce non si possono mettere in crisi e prevale lo spirito di squadra, per il momento.


«Siamo solidali con le marinerie che spendono 1.800 euro per 24 ore di pescato perché 1.500 litri di gasolio costano 1,20 euro al litro mentre prima era 75 centesimi – dice Fiorenzo Talamonti del Tropical di Porto Sant’Elpidio - la mia solidarietà è totale ma è ovvio che, continuando così, i problemi arriveranno a coinvolgere pesantemente anche il nostro settore».

Talamonti mostra i frigoriferi pieni di ogni ben di Dio, tutto pesce fresco, pescato e non allevato. Il frutto di 35 anni d’attività, conoscenze, contatti, amicizie con pescatori che continuano a pescare e con i quali si stringono reti di amicizie, alleanze. Certamente non è lo stesso per chi ha avviato l’attività da poco. E un problema che riguarda, comunque, tutti è l’aumento dei prezzi. «Un incremento del 40-50% - ancora Talamonti - ma sono solidale con le marinerie, avevano fatto una richiesta ragionevole: 1 euro anziché 1,20, non gliel’hanno accettata, tanto di cappello alla gente di mare che non sta certo in piazza a giocare».


Giuliano Bei del Fisherman’s di Fermo punta sul congelato «ma è bloccato anche quello - fa sapere - è tutto bloccato tutto.

Si sbrighino a trovare una soluzione!». Guido Tassotti dell’Hotel Astoria, alle porte di piazza del Popolo a Fermo, fa invece notare che in pescheria dove si serve lui «è tutto spento, non c’è pesce nostrano, cerchiamo di fare di necessità virtù ma i prezzi sono quasi raddoppiati». Gaetano Tarantini della Locanda del Pescatore di Porto San Giorgio puntualizza «il pesce non manca per il momento, c’è il prodotto d’importazione e capisco le motivazioni dello sciopero».


«Come si fa a non essere solidali con le marinerie? - dice Basilio Ciaffardoni del Cozzaro Nero di Porto San Giorgio - sta andando in crisi tutto l’indotto per colpa del caro gasolio. Le attività non possono lavorare in passivo. La categoria è vessata ormai da tanto tempo, è falcidiata e il Governo è sempre troppo lento». Simone Addazi del Faro di Pedaso ammette che si salva con l’importazione «e le barchette della piccola pesca, ma se la situazione non evolve non so che succederà».


Piero De Santis, contitolare con il fratello Giuliano di due ristoranti a Porto Sant’Elpidio, Il Gambero lungo la Statale Adriatica e Settemari, chalet a poca distanza dalla pineta, fa da referente per la categoria dei ristoratori in Confartigianato Fermo e parla a nome di tutti: «Siamo solidali con le flotte marchigiane - rimarca - ma ci sembra assurdo continuare con proteste che rischiano di danneggiare tutta la filiera. Comprendiamo le ragioni della protesta ma nel momento della ripartenza riteniamo inopportuno far mancare il pesce fresco nostrano sulle nostre tavole. Rimarchiamo la piena vicinanza alle flotte ma anche la fermezza nell’appello: si eviti di coinvolgere altre realtà. La situazione è ancora sotto controllo ma speriamo che lo sciopero non si allarghi a macchia d’olio. Bisogna attendere gli sviluppi della trattativa con il Governo. Noi ristoratori abbiamo il caro energia e l’aumento del gas, siamo tutti sulla stessa barca».

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