Risonanza rotta in ospedale, saltano gli esami, visite dirottate in altre Aree vaste

L'ospedale Murri
L'ospedale Murri
di di Francesca Pasquali
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Venerdì 25 Giugno 2021, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 09:40

FERMO - C’è maretta tra le Aree vaste 4 e 5. E non è la prima volta. Se, durante la fase acuta del Covid, la contesa era per i pazienti fermani trasportati a San Benedetto ogni volta che l’ospedale “Murri” si riempiva, adesso, a far stranire i cugini ascolani, sono le visite specialistiche. Quelle radiologiche, in particolare. Da qualche giorno, sul sito del Cup, prenotare una risonanza magnetica all’ospedale Murri è impossibile.

​Il virologo Menzo: «Nessun caso di variante Delta. Forse sta già circolando e non è stata rilevata. Servono test sui giovani». Ecco perché

Se va bene, la destinazione più vicina è San Benedetto. Se va male, anche Fossombrone. Va da sé che, tra le due, praticamente sempre, la scelta ricade sulla più vicina, o sulla meno lontana, che dir si voglia. Ma perché? Perché da fine maggio la risonanza magnetica del Murri è rotta. Problemi su problemi, fino ai primi di giugno. Qualche giorno di respiro e ieri, l’ennesimo stop. Con le visite per addome, pelvi e prostata sospese per la rottura di una parte dell’attrezzatura. 
Le liste
E liste bloccate che non scorrono neanche a pagarle. Squillano all’impazzata i telefoni in via Zeppilli. All’altro capo, pazienti inferociti in cerca di spiegazioni. Che il centralino fatica a dare. Quello che può fare è spostare le visite da un’altra parte. Il più delle volte nell’Ascolano. A San Benedetto, nelle strutture private. Che, però, non sempre hanno l’attrezzatura giusta e funzionante. Così succede che i pazienti vengano rimbalzati in ospedale. Ed ecco il patatrac. Perché, a forza di prendere gente da fuori, anche lì le liste d’attesa s’allungano. E i cittadini s’arrabbiano. Senza contare che pure la risonanza magnetica del “Madonna del Soccorso” ha i suoi problemi. Insomma, una guerra tra poveri, dove perdono tutti, o quasi. Sulla vicenda, bocche cucite al “Murri”. 
Il guasto
Sembra che oggi la risonanza verrà aggiustata e il caso rientrerà. Per quanto, però, non è dato saperlo. Fonti interne invitano alla calma. E alla collaborazione. «Facciamo tutti parte dell’Asur regionale. È normale - il ragionamento - che, quando c’è bisogno, un’Area vasta ne aiuti un’altra». Che è quello che ha fatto quella fermana quando Ascoli era in difficoltà con gli esami di radiologia. Che, rientrata l’emergenza Covid, al “Murri”, erano ripresi con regolarità. Finché il macchinario non si è rotto. Ai pazienti fermani non resta che aspettare. E sperare che, per un qualche caso, si liberi un posto nelle vicinanze. Di solito succede di mattina, se qualcuno disdice la prenotazione. Ma è questione di fortuna. La salute è un’altra cosa. E, con l’arrivo dell’estate, la faccenda può solo peggiorare. Perché i turisti che fanno impennare la popolazione e il corollario di incidenti e traumi che porta con sé la bella stagione non fanno stare tranquilli. Non è un bel momento per il “Murri”. E per l’Asur fermana in generale. Che, se sul fronte Covid respira (ieri è stato registrato un solo nuovo caso, mentre i pazienti positivi ricoverati erano sette, tutti in Malattie infettive), soffre la mancanza di un direttore. A due mesi e mezzo dalle dimissioni di Licio Livini, il nuovo nome non è ancora stato fatto. 
Il direttore vacante
Ma sembra tramontata l’ipotesi che, a guidare l’Area vasta 4, possa essere Alberto Carelli, già direttore tra il 2014 e il 2015.

Sponsorizzata dalla Lega, la sua candidatura avrebbe creato dissapori tra le correnti del Carroccio e sarebbe stata accantonata. Tra i papabili resta Giuseppe Ciarrocchi, il direttore del Dipartimento di prevenzione, ora anche coordinatore delle vaccinazioni, che ha il favore di Fratelli d’Italia. Ma, a spuntarla, potrebbe essere un terzo nome, vicino a Forza Italia. 

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