Assan non ce l’ha fatta: è morto dopo una settimana di coma. Aveva 30 anni, sul decesso indaga la polizia

I soccorsi
I soccorsi
di Sonia Amaolo
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Domenica 17 Aprile 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 15:17

FERMO - Morto all’ospedale di Macerata dopo un’overdose. Assan, trentenne nordafricano, da Lido Tre Archi era stato trasportato al pronto soccorso in coma da overdose una settimana fa, ma venerdì sera è morto.

Senza fissa dimora, il trentenne da tempo si era insediato nel quartiere multietnico fermano ed era conosciuto nella zona.

Volto noto anche alle forze dell’ordine.

Viveva alla giornata: «si arrabattava tra piccoli furti e scippi per procurarsi la droga» dicono i residenti. Ieri tutti parlavano di questo ragazzo a Tre Archi. Viene descritto come una persona «tutto sommato tranquilla». Uno che rubava per rivendere gli oggetti e sopravvivere, sbarcava il lunario in questo modo. 


«Cercava di racimolare qualcosa dai furti ma non era un facinoroso». Non aveva punti di riferimento, né una casa né un lavoro, né una famiglia. Era schiavo dell’eroina. Prima della pandemia viveva in una casa che aveva occupato, vicino al ponte di collegamento con Porto Sant’Elpidio. Era stato costretto a sloggiare. Polizia e carabinieri avevano messo fine all’occupazione, la casa era stata murata per evitare nuove intrusioni.

Da allora il nordafricano aveva vissuto in condizioni sempre più precarie, passando da un appartamento all’altro, ospite da conoscenti, altre volte in rifugi di fortuna. Più volte era finito in galera. La condizione di miseria e precarietà aveva contraddistinto le sue giornate di irregolare non integrato. Solo e senza via d’uscita ha concluso la sua vita in un letto d’ospedale. Sulla sua morte indaga la Polizia giudiziaria.

I carabinieri erano stati i primi ad intervenire circa una settimana fa, insieme al personale di soccorso. Dopo un primo passaggio all’ospedale di Fermo il trentenne era stato spostato al nosocomio maceratese ma a niente sono valse le cure. Il personale sanitario ha tentato il tutto e per tutto per salvarlo ma gli organi vitali erano da subito significativamente compromessi. Nel periodo di detenzione non aveva potuto far uso di eroina e, di conseguenza, l’ultima dose è stata letale. 


Tre mesi fa c’era stata un’altra morte simile, a Porto Sant’Elpidio. Anche in questo caso avviate le indagini per risalire al pusher. Il portoelpidiense era da poco rientrato da un centro di recupero tossicodipendenti: l’uso di eroina dopo un periodo di astinenza, infatti, è fattore di rischio per le overdosi.

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