Tre Archi, caso chiarito: la rabbia è esplosa in famiglia. I residenti: «Sono i soliti 7-8, fate qualcosa per fermarli»

Tre Archi, caso chiarito: la rabbia è esplosa in famiglia. I residenti: «Sono i soliti 7-8, fate qualcosa per fermarli»
di Sonia Amaolo
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Domenica 5 Giugno 2022, 07:50

FERMO - Si chiariscono i contorni della vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso i residenti di via Bachelet e via Nenni giovedì pomeriggio a Lido Tre Archi. I residenti ne approfittano, con la promessa dell’anonimato, per confidare le loro speranze e preoccupazioni. Sul banco degli imputati c’è il giovedì di passione esploso nel quartiere multietnico. Un’ora di fuoco tra le 18 e le 19 con oggetti buttati dal terrazzo e dalla finestra di un appartamento.

Un’auto in sosta è stata danneggiata, un ascensore è stato rotto, qualcuno è rimasto ferito, perché c’era sangue sul pianerottolo e un coltello è stato recuperato sul cortile e sequestrato dalla Squadra Volante.

Le indagini hanno chiarito la vicenda, si conoscono i due protagonisti dei disordini: una madre e un figlio. Poteva essere una delle tante storie che nascono e muoiono tra le mura di una casa e nessuno, salvo la famiglia, ne viene a conoscenza. Così non è stato e quando una lite degenera e provoca problemi di ordine pubblico la cosa si fa più seria. Il punto ora è capire come evitare la prossima lite, il prossimo coltello e il prossimo sangue. 


«Sono 7-8 persone in tutto a far “casino” a Tre Archi, sono sempre i soliti - dicono i residenti -. Certe persone vanno aiutate ma non solo col pacco alimentare. L’80% dei problemi è causato da persone note al Comune. Sono adulti e vaccinati e non si possono costringere le persone a entrare in comunità per farsi curare ma la Caritas qualcosa potrebbe fare. Ogni 15 giorni dà il pacco alimentare, il pacco dovrebbe servire agli operatori sociali per avvicinare queste persone e per capire dove e come intervenire. Nessuno al giorno d’oggi ha bisogno delle alette di pollo, dei pacchi di pasta e della conserva di pomodoro perché c’è da mangiare. Il problema non è la fame».

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