Discoteche sbarrate per Capodanno, sale la rabbia dei gestori: «A rimetterci siamo sempre noi»

Discoteche sbarrate per Capodanno, sale la rabbia dei gestori: «A rimetterci siamo sempre noi»
di Francesca Pasquali
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 08:35

FERMO - Un po’ se l’aspettavano, i gestori delle discoteche del Fermano, che il fine d’anno sarebbe stato tribolato. Quello che non s’aspettavano è che avrebbero dovuto chiudere da un momento all’altro. Niente Natale in pista, né Capodanno. Ma neppure l’Epifania e i fine settimana seguenti. Poi, chissà. Perché la serrata dei locali da ballo, per adesso, arriva fino al 31 gennaio. Ma i più pessimisti (o realisti) sono convinti che, di riaprire, non se ne parlerà prima di primavera.

«Fermo restando che, per primo, penso alla salvaguardia della salute pubblica, un provvedimento che il 24 dicembre dice che i locali dovranno essere chiusi dal 25 è assurdo. Non potevano farcelo sapere prima?». A chiederselo è Daniele Maria Angelini, titolare, a Porto San Giorgio, del Le Gall. Per il farmacista-imprenditorie sarebbe stato meglio «chiudere o restringere determinate attività, invece di scagliarsi, dall’oggi al domani, contro le discoteche». Del resto, ragiona, «se è vero che le discoteche sono amplificatori della pandemia, non avrebbero dovuto farle riaprire». Invece, le hanno «riaperte e poi richiuse, quando ormai ci eravamo organizzati, investendo denaro».


Il dj
Al Le Gall, a Natale, era prevista una serata col dj Gabry Ponte. «Duecento biglietti venduti online, da rimborsare», fa sapere lo stesso Angelini. Per il quale, in discoteca, «le precauzioni ci sono tutte, come ci sono per altre attività che pure sono piene, perché non siamo attentatori della salute pubblica». Tecnici di luci e suoni, guardarobieri, camerieri, animatori e baristi: sono tante le figure che ruotano attorno al mondo della notte. E che, da un giorno all’altro, si sono trovate di nuovo senza lavoro, non si sa fino a quando. «Appena gliel’ho detto, una cameriera è rimasta ammutolita perché su quel salario ci contava», racconta Angelini.

Il malumore, insomma, serpeggia tra i gestori dei locali da ballo. E non potrebbe essere altrimenti anche perché altri generi di intrattenimenti possono funzionare.


Gli studenti
Il Luxury di Porto San Giorgio, ad esempio, l’ultimo evento l’ha organizzato giovedì scorso: una serata “riservata” ai ragazzi del Liceo scientifico. Poi, pure lì, serrande abbassate. «Avremmo lavorato la sera di Natale. Per Capodanno, stavamo per presentare l’evento, ma abbiamo aspettato perché ce lo sentivamo che ci avrebbero fatto chiudere. A gennaio avevamo tre serate di sabato e una di venerdì: tutto saltato», spiega il titolare Andrea Astelli. «Non capisco la differenza tra una persona che balla senza mascherina e una che mangia, ma demonizzare le discoteche forse è più semplice. A questo punto sembra che tutto il male sia lì», aggiunge.


La salute
E ancora: «Sono il primo a dire che, se è una questione di salute, chiudere è un sacrificio che mi sta bene fare. Ma dateci il tempo di organizzarci e di coprire le spese. Invece, qui, nessuno parla di rimborsi. E, mentre per altre attività, il decreto dice cosa capiterà in futuro, per noi no». Punta il dito contro «la politica dei due pesi e delle due misure» Franco Santoni del Baladì di Torre San Patrizio. «Ci sono tante attività che non devono chiedere né Green pass né nient’altro, eppure sono piene, come i centri commerciali», dice. E ricorda «i venti mesi di chiusura con ristori insufficienti e inutili per coprire neanche le spese basilari di un locale». Adesso, spiega, «ci troviamo di nuovo a chiudere attività riaperte in totale sicurezza, ma evidentemente considerate inutili. In più, nessuno nomina la parola ristori. Capisco la situazione, ma, se da una parte c’è la chiusura, dall’altra devono esserci». Il locale stava organizzando il cenone di Capodanno, ma è saltato tutto, con «un investimento di personale e materie prime vanificato e il tessuto economico che, per forza di cose, ne risente».

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