FERMO - Ospedale Murri, c’è la ricetta per ripartire dopo l’anno più difficile. Con un punto fermo: il pronto soccorso, che ora ha un afflusso di circa 120 pazienti al giorno e vede la presenza a turno di almeno tre medici nell’orario 8-20 e almeno due di notte.
L’affiancamento
A questi ora si affiancano due medici in formazione specialistica della Scuola di medicina di emergenza e urgenza dell’Università di Ancona: un motivo di orgoglio per chi lavora in reparto, visto che è stato identificato dal direttore della scuola di specializzazione come struttura nella quale mandare i propri medici in formazione. A guidare l’Unità operativa, dallo scorso marzo, è Alessandro Valentino. Un compito impegnativo. Per migliorare il lavoro, dice, una grandissima importanza è stata data alla gestione delle patologie tempo-dipendenti, quali trauma maggiore, infarto, stroke e sindrome aortica, per migliorare il trattamento e gestire il trasferimento verso i centri di riferimento regionale. «A breve - ricorda - saranno anche aperti 8 letti di osservazione breve intensiva, dotati della più moderna tecnologia. È questo, insieme alla gestione dei posti letto, uno degli aspetti verso i quali si sta lavorando con maggiore intensità. È ormai prossima l’installazione della nuova Tac destinata ai pazienti del pronto soccorso, e in particolare a quelli affetti da Covid, della quale si sentiva la necessità». Nei giorni scorsi è stata poi riaperta la camera calda per l’ingresso dei pazienti trasferiti con l’ambulanza o non deambulanti. Valentino conta su 25 anni di attività nel campo dell’emergenza e sta introducendo abilità teoriche e pratiche che allineino i risultati di Fermo a quelli degli ospedali più importanti. «È il caso - ribadisce - di procedure invasive ecograficamente guidate o assistite o delle manovre salvavita. Ma l’impegno di tutti gli operatori, ai quali si affianca il lavoro svolto dai militi della Croce Rossa, sono davvero fondamentali nella gestione del pre-triage e nel garantire i rapporti tra i parenti dei pazienti e il personale sanitario».
L’obiettivo
Decisivo, nemmeno a dirlo, il contenimento dei tempi di attesa al triage, dove gli infermieri attuano la presa in carico dei pazienti, possono richiedere in autonomia esami diagnostici e strumentali, somministrando terapie e avviando «i percorsi di fast track, fondamentali - chiosa - per la più corretta gestione di situazioni cliniche ben codificate».
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