I timori di Luciani (Confindustria): «Il caro bollette devasterà i bilanci, temo la chiusura di molte aziende»

I timori di Luciani: «Il caro bollette devasterà i bilanci, temo la chiusura di molte aziende»
I timori di Luciani: «Il caro bollette devasterà i bilanci, temo la chiusura di molte aziende»
di Roberto Rotili
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Martedì 23 Agosto 2022, 05:00

FERMO  - Meno gas dalla Russia, la siccità che sta prosciugando i fiumi e le bollette energetiche impazziscono. Un anno fa il gas veniva battuto alla borsa di Amsterdam poco sotto i 47 euro per megawatt ora il prezzo oscilla fra i 225 e i 230 euro. Un aumento di cinque volte, che poi nelle case può decuplicare. Si preannuncia un autunno caldo e di questo ne è consapevole Fabrizio Luciani, presidente di Confindustria Fermo. 

 
Gli aiuti
«Chiaro che di fronte a questo quadro, il Governo deve ripensare alcune sue azioni sia politiche sia di strategia industriale. Non si può gestire l’economia e il futuro delle aziende sullo slogan o pace o gas. Perché prima bisogna tutelare quello che c’è, altrimenti stare in piedi e poi progettare diventa molto difficile» afferma il capo degli industriali fermani.

La politica gioca un ruolo chiave. Non sono le imprese che possono incidere sul caro energia. «Prendiamo un’azienda tipo, come la mia che è di servizi. Oggi la bolletta è raddoppiata, i gestori parlano di triplicarla entro ottobre. Gelaterie e pizzerie, non solo del settore meccanico. Ci sono aziende energivore che non riusciranno a gestire costi così alti, parliamo di bollette da 300mila euro al mese a fronte di centomila di un anno fa».

L’ultimo allarme arriva dall’agricoltura, che ha un peso importante anche nel Fermano e che soprattutto ha un impatto immediato sulle famiglie che troveranno in autunno i costi dei generi alimentari aumentati almeno del 10%. «Questo deve servire a far capire che non è solo un problema di aziende energivore - prosegue Luciani - L’impatto del caro energia travolgerà grandi e piccoli imprenditori con conseguenze pesanti, i dati del nostro centro studi prevedono la chiusura di centinaia di imprese solo nel Fermano. Per Fermo, tra l’altro, tutto questo accade sapendo che il principale distretto, il calzaturiero, non sa che autunno l’aspetta. C’è l’ottimismo per le nuove collezioni, ma la consapevolezza che la guerra tra Russia e Ucraina, i nuovi focolai internazionali come quello tra Cina e Stati Uniti, e le complesse condizioni economiche internazionali andranno a peggiorare le già difficili condizioni e influiranno sugli acquisti».


Le alternative
Si parla di alternative al gas russo, ma i tempi sono lunghi. Il Governo ha impegnato decine di miliardi di euro per alleviare gli aumenti, è utile lo sconto sulle accise dei carburanti, ma qualcosa non sta funzionando. «Se Eni dichiara sette miliardi di utili in un semestre, significa che non è solo un problema di costo dell’energia, ma che lo Stato può andare a recuperare risorse dentro casa propria. Quindi ci sono ampi margini di manovra per nuovi interventi a favore del cittadino». Confindustria suggerisce un’azione rapida come quella del taglio di parte della tassazione a favore delle famiglie. «Ma serve di più per le imprese, se ci fermiamo noi salta il sistema sociale legato al lavoro. Serve un Pnrr finalizzato a intervenire sul costo energia e questo la politica lo sa. Parlare e investire nella transizione tecnologica è una via necessaria, ma gli idrocarburi restano fondamentali. Le aziende più energivore sapranno gestire al meglio quanto serve, ma non possiamo pensare di affrontare il problema con i razionamenti e le chiusure temporanee delle produzioni» è convinto Luciani.


Il conto
«Tra poche settimane l’estate ci presenterà il conto. Siamo tutti felici che alberghi e ristoranti siano pieni, ma basta parlare con gli imprenditori per sapere che sono preoccupati per le bollette che riceveranno. Perché fare accoglienza costa, soprattutto al termine di un’estate che è stata caldissima a causa di un clima ormai fuori controllo». Di fronte a questo quadro la politica locale spesso subisce, pensiamo alle bollette fuori controllo dei comuni che sono così costretti a rivedere capitoli di spesa, magari penalizzando cultura o servizi sociali. Ma è proprio facendo squadra con sindaci, esponenti regionali e soprattutto parlamentari che si può incidere a Roma, quantomeno alla voce ristori. «Servono risorse, tante e da usare immediatamente. Salviamo l’oggi, costruendo il futuro. Siamo i primi a voler investire in energie alternative, siamo pronti a dotare capannoni e strutture di sistemi ecologici, ma prima bisogna pagare migliaia di euro di bollette che incideranno in maniera devastante i bilanci aziendali». 

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