FERMO - C’è molto lavoro da fare per avere un territorio, il Fermano, competitivo e attrattivo. Ieri mattina, al teatro dell’Aquila, nella prima assemblea di Confindustria Fermo 2, quella ricostituita dopo la rottura del sodalizio con Ascoli Piceno, il tema centrale è stato quello del lavoro, con lo sguardo rivolto ai giovani. Ma è impossibile non parlare di infrastrutture in una provincia che forse non le ha viste nemmeno sulla carta.
La fase
Eppure resta competitiva.
I voli
Stessa storia anche per l’aeroporto, dove la Regione, che ha messo sul piatto 9 milioni di euro nei prossimi tre anni, sta aspettando l’approvazione della legge di bilancio all’interno della quale sono previsti gli aiuti di Stato capaci di agevolare il soggetto che vorrà investire sull’aeroporto marchigiano. Alcuni voli da e per Milano, Roma e Napoli potrebbero avere una tariffa agevolata e quindi essere molto più competitivi.
L’argomento
Il tasto dolente delle infrastrutture è stato toccato anche da Fabrizio Luciani, presidente di Confindustria Fermo (poco meno di 300 le imprese associate), che ha evidenziato come l’assembla fosse «un nuovo punto di partenza», rivendicando il ruolo dell’entroterra per rendere attrattiva la provincia agli occhi degli investitori e dei giovani locali, i quali preferiscono spesso emigrare per cercare quelle esperienze che il Fermano non offre. Il protagonista principale della mattinata però è stato il cuneo fiscale. A partire dal primissimo intervento, quello del sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, che lo ha invocato, fino all’ultimo, quello del presidente di Confindustria nazionale Carlo Bonomi.
Il governo
Lucia Albano, sottosegretaria al ministero all’Economia e alle finanze, ha affermato che l’obiettivo del governo è quello di ridurre «il cuneo fiscale di 5 punti nel corso della legislatura». Anche Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle imprese e made in Italy, ha confermato la volontà dell’esecutivo di «fare un taglio del cuneo fiscale più consistente visto che se il netto in busta paga del dipendente è di 1.000 euro, i costi per il suo datore di lavoro arrivano a 2.200 euro».
Le cifre
E ovviamente anche Carlo Bonomi, che avrebbe voluto «un intervento choc di 16 miliardi di euro, due terzi ai dipendenti e un terzo alle imprese. Significa 1200 euro in più ai lavoratori che percepiscono meno di 35.000 euro e ridurre un cuneo fiscale troppo alto: 46,5%». Il presidente di Confindustria nazionale ha dipinto un’Italia inconcludente (vedi il caso del rigassificatore di Piombino) e incapace di frenare la corsa del debito pubblico, avallata da provvedimenti e decisioni difficili da capire e digerire. Un’esposizione che ha spesso generato sorrisi amarissimi dalla platea degli imprenditori.
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