Guerra, crisi e bollette alle stelle, la Caritas presa d'assalto

I volontari della Caritas
I volontari della Caritas
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Novembre 2022, 01:40 - Ultimo aggiornamento: 15:27

FERMO - Se nel 2021, come da report Caritas diffuso nei giorni scorsi, c’è stato un +33% degli interventi effettuati, nel 2022 la situazione potrebbe anche essere peggiore. 

I dati

Dati sull’anno in corso ancora non sono disponibili, saranno resi noti nel 2023. Poveri, numeri prevedibili, analizzando le esperienze passate, e nuovi “impoveriti”, quelli che non avevano avuto mai difficoltà, questi ultimi non stimabili a priori. «Si suppone, ma sono solo ipotesi – ha detto l’arcivescovo di Fermo Rocco Pennacchio presentando il report – che ci possa essere un incremento dei nostri interventi, dovuti anche alla crisi e guerra in Ucraina e ai costi delle bollette. Ma speriamo che almeno si siano ridotte le richieste dovute alla pandemia da Covid». Una causa, non indifferente, che nel 2020 e 2021 ha influito e non poco sulla situazione povertà. Quanto all’anno in corso, si vedrà quanto i problemi hanno influito, essendo tra l’altro diverse le persone fuggite dall’Ucraina che si trovano in Diocesi. Disagi economici e sociali che la Caritas diocesana cerca di alleviare, anche grazie all’opera di tanti volontari che lavorano nelle singole realtà e nella sede centrale. Tra le testimonianze indicate nel report vi è quella di una persona, rivoltasi alla Caritas di San Tommaso, per una richiesta di un contributo economico per poter pagare l’affitto. Le entrate economiche che aveva non erano sufficienti a coprire tutti i costi, e l’aiuto di tre mesi gli ha permesso di poter affrontare altre spese della sua quotidianità. Ma non affronta solo le problematiche economiche, perché questa persona, così come tante altre, finiscono in numeri per fare le statistiche, ma sono e restano persone. «Poniamo le persone al centro del nostro agire» ha spiegato la direttrice della Caritas diocesana fermana, Barbara Moschettoni. Persone che aiutano le persone, si dovrebbe dire, visto che le opere di carità che svolge vengono fatte soprattutto da volontari, insieme ad altre realtà, tutti in rete. «Stiamo facendo – ha detto Moschettoni nei giorni scorsi – un grande lavoro con le associazioni, cooperative, in rete e in una grande comunità di volontariato». Come ad esempio le interazioni con l’associazione Il Ponte che si trova a pochi metri dalla Caritas. «Ci si attiva – ha osservato la direttrice – sempre di più per il sociale, dando risposte. Ma da soli non si va da nessuna parte. Il fine della nostra azione dovrebbe essere quello di chiudere le Caritas, perché significherebbe che nella società non ce n’è bisogno: sarebbe un bel segno, perché vorrebbe dire che ognuno si prende cura dell’altro». 

Le richieste

Le richieste di aiuto aumentano, e di riflesso anche quelle per i volontari. «Le attività della diocesi – le parole dell’Arcivescovo – sono vicine anche a quelle dei comuni, ma vedo che serve una maggiore sensibilità al volontariato.

Più tempo da donare, anche poche ore. Non siamo autosufficienti, abbiamo bisogno di altri». E, pacchi alimentari a parte, che in termini numerici sono la maggior parte degli interventi, si spera di poter attivare una “Caritas young”, i giovani che lavorano per i giovani.

© RIPRODUZIONE RISERVATA