FERMO - Per il calzaturiero il 2021 è «un anno perso» mentre i licenziamenti vengono stimati «dal 20 al 30%» della forza lavoro». Lo afferma Sonia Paoloni, originaria di Monte Urano, e segretaria nazionale Filctem-Cgil. Il Fermano non fa eccezione, anche se la situazione è peggiore rispetto ad altri distretti calzaturieri italiani. «Quello marchigiano è un distretto ampio ed eterogeneo in cui convivono diverse realtà, la maggior parte delle quali è di piccola dimensione» spiega Paoloni che poi arriva al punto: «Le Marche soffrono di più perché ci sono molte aziende che hanno un brand proprio e che, essendo piccole, hanno bisogno delle fiere in presenza per raccogliere ordini.
E allora sarebbe molto importante avere a settembre un Micam di successo».
Le fiere
«Ora la questione è: quante imprese ci arriveranno?» si interroga Paoloni che poi aggiunge: «Ci troviamo di fronte a imprese spesso sottocapitalizzate (già prima della pandemia), con la liquidità sostenuta dai prestiti garantiti dallo Stato, e con una ridotta capacità di investire, penso a digitalizzazione e sostenibilità. E nel Fermano ci sono anche imprese che vanno avanti con la cassa integrazione perché non hanno le risorse né per licenziare né per chiudere l’attività». Tutto è ancora congelato dalle normative e dagli ammortizzatori sociali, due elementi sui quali il sindacato punta per i prossimi mesi.
Gli esuberi
La stima attuale della segretaria nazionale Filctem prevede una quota dal 20 al 30% di esuberi sul calzaturiero. Nelle Marche sarebbero dai 4.400 ai 6.600 posti di lavoro persi, di cui circa due terzi nella provincia di Fermo. Un dato che va a sommarsi alle piccole aziende che dal 2020 fino ad oggi hanno chiuso in maniera invisibile. Anche l’impresa terzista è spesso in difficoltà, vista la riduzione delle commesse delle griffe. Per cui se il calzaturificio fermano non lavora con un brand che è sulla cresta dell’onda o non dispone di un portafoglio marchi col quale livellare i ricavi, si trova in grande difficoltà. Come gestire la situazione? «Bisogna trovare gli strumenti per accompagnare le imprese del settore alla fine del tunnel, quando avranno una nuova visione e prospettive migliori rispetto a quelle attuali» replica Paoloni che offre una lista di tali strumenti, già richiesti al Governo: cassa integrazione Covid e proroga del blocco dei licenziamenti, entrambe fino a fine anno». Paoloni è stata firmataria, per conto della Cgil, del nuovo contratto collettivo nazionale del settore calzaturiero. Un test del settore sarà il Pitti Uomo e Bimbo in programma a Firenze dal 30 giugno al 2 luglio.