FERMO - Al Micam, la presenza dei buyer russi, per favorire la quale si erano costruiti ponti d’oro, ovviamente è in fortissimo dubbio. «Una guerra che pesa soprattutto su alcuni territori» ha detto ieri il presidente di Assocalzaturifici Siro Badon nel corso della conferenza stampa di presentazione di Micam, Mipel, TheOneMilano e Homi (13-15 marzo a Rho-Milano) che si è svolta nella mattinata di ieri. Badon non ha fatto nomi ma il distretto calzaturiero più colpito in Italia è quello marchigiano, che nel 2021 ha perso 114 imprese del settore e 1.269 addetti. L’anno scorso il comparto calzaturiero italiano ha registrato un incremento del fatturato del +18,7% sul 2020 attestandosi a 12,7 miliardi di euro.
Un valore però ancora inferiore all’epoca pre-Covid (-11% rispetto al 2019). Non sono stati diffusi dati regionali se non quelli relativi all’occupazione.
Il futuro
Lo scenario del comparto si mostra ancora decisamente complesso in cui l’aumento dei prezzi delle materie prime (che ha caratterizzato tutto il 2021) e quello dei costi energetici erodono i margini delle imprese, mettendo a rischio la ripartenza stessa del settore.
Il commento
«Si arrivava a Micam con entusiasmo specie perché avevamo ottenuto i corridoi verdi per chi si era vaccinato con sieri non riconosciuti da Ema. Ora ci auguriamo di recuperare qualcosa con le altre nazionalità europee» ha spiegato Badon. Complessivamente al Micam ci saranno 821 brand. Oltre un centinaio quelli al Mipel per un totale complessivo di 1.400 marchi: un’offerta che non ha eguali all’estero.