FERMO - Meglio delle previsioni. Ieri si è chiusa alla Fortezza da Basso di Firenze l’edizione numero 100 di Pitti Uomo. L’ultima giornata, come di consueto, è stata più fiacca rispetto alle altre due che, viceversa, hanno soddisfatto gli espositori fermani, partiti con aspettative più cupe.
Produttori-espositori e clienti-visitatori hanno dimostrato una gran voglia di ricominciare a fare business, con l’augurio che il salone fiorentino possa aver rappresentato la partenza di una ripresa e di un auspicato e progressivo miglioramento nei prossimi mesi. «C’è voglia di normalità, di contatto fisico» ha detto Giampietro Melchiorri, presente al Pitti col marchio Alexander Hotto, che poi aggiunge: «E’ stata una buona scelta essere presenti. Abbiamo visto meno quantità di visitatori ma con più qualità, anche se la vicinanza con l’inizio del periodo dei saldi ha influito sulle scelte dei compratori».
Per Arturo Venanzi del calzaturificio Franceschetti «il Pitti è servito anche per scandire i tempi alle aziende (collezione e inizio campagna vendite) dando loro la possibilità di mostrare nuovi prodotti». Secondo l’imprenditore di Montegranaro i visitatori sono stati soprattutto italiani ed europei. Come prevedibile, quasi totalmente assenti asiatici e americani. «I russi? Qualcuno c’è stato ma con le normative anti Covi hanno poco tempo a disposizione prima di tornare in Patria, per cui preferiscono concentrare i loro affari a Milano».
Soddisfatto anche Andrea Granatelli di Green George: «Abbiamo lavorato bene. È stata una edizione al di sopra delle aspettative» afferma l’imprenditore che cita un ordine ricevuto dalla Costa d’Avorio.
Su Facebook aveva commentato come lo scivolone di Biden sulla scaletta dell’aereo fosse stato causato da un paio di scarpe non adatte. «L’ambasciata Usa si è complimentata e ha interpretato il post come una simpatica goliardata» ha detto Lattanzi che ha concluso: «Regalare un paio di scarpe al presidente Usa? No, le Ferrari si pagano diceva il Drake».