Il blocco della rete Swift penalizzerà il settore calzaturiero, appello di Fenni: «Sanzioni, aziende in crisi. Lo Stato deve sostenerle»

Il blocco della rete Swift penalizzerà il settore calzaturiero, appello di Fenni: «Sanzioni, aziende in crisi. Lo Stato deve sostenerle»
Il blocco della rete Swift penalizzerà il settore calzaturiero, appello di Fenni: «Sanzioni, aziende in crisi. Lo Stato deve sostenerle»
di Massimiliano Viti
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Lunedì 28 Febbraio 2022, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 15:54

FERMO  - Europa pronta a “sganciare” quella che ritiene una sanzione pesante: l’esclusione delle banche russe dal circuito dei pagamenti Swift. La rete interbancaria Swift permette lo scambio di informazioni per la gestione di transazioni finanziarie tra oltre 11.000 istituzioni e aziende, ed è fondamentale per accedere al sistema finanziario globale. Vuol dire isolare l’economia russa che non potrà né pagare e né incassare dall’estero.

 
A tremare non sono solo le banche italiane, che sarebbero le più esposte al mondo agli oligarchi russi sulla base di prestiti e garanzie, partecipazioni azionarie e incroci societari, ma sono anche tutte quelle imprese che vantano dei crediti nei confronti delle aziende russe.

Che fine faranno questi crediti? Al di là che ci sono altri sistemi di pagamenti alternativi allo swift, e che imprese europee con conti correnti aperti su banche fuori dalla Russia potrebbero avere alle spalle imprenditori ombra russi, è chiaro che la preoccupazione dei calzaturieri fermani è salita a mille. Anche in questo caso le piccole aziende avrebbero spalle meno coperte rispetto alle grandi e potrebbero saltare per aria per carenza di liquidità.


«Mi auguro che chi ha pensato a questa sanzione abbia una visione e sappia che sta strozzando tutte quelle aziende esposte verso il mercato russo» afferma Valentino Fenni, vice presidente di Assocalzaturifici. La provincia di Fermo è, per la calzatura, quella più esposta d’Italia verso Mosca. I calzaturifici hanno ricevuto un acconto e hanno spedito il quantitativo di merce, parziale o totale, a fronte di un ordine. Se hanno spedito hanno dei crediti da incassare, se non hanno ancora effettuato la spedizione, hanno calzature nel proprio magazzino che, presumibilmente, non potranno essere spedite prima di diversi mesi o, nella peggiore delle ipotesi, non verranno consegnate mai più. Altri incassi sarebbero arrivati in prossimità o in concomitanza con le fiere di settore come Micam Milano, Obuv Mosca e La Moda italiana a Kiev. Ciò difficilmente avverrà nelle edizioni in programma tra il 13 marzo e l’8 aprile.


Fenni pensa ad una sorta di sistema di compensazione, un mastrino dare-avere tra Italia e Russia: «Se un’impresa calzaturiera deve incassare 100 dalla Russia, sarò lo Stato italiano a liquidarla. Lo Stato poi compenserà incassi e pagamenti con la Russia. E comunque – chiosa lo stesso Fenni – bisognerà trovare il sistema per dare liquidità alle imprese». Oggi lunedì 28 febbraio è giorno di scadenza dei pagamenti e se le imprese calzaturiere non hanno incassato e non hanno un serbatoio di liquidità non potranno pagare i fornitori, mandando in sofferenza la filiera fino a monte, fino alle imprese produttrici di materiali e servizi.


«I calzaturifici fermani, e marchigiani in genere, si sono dimostrati resilienti ma ora siamo davvero al limite» osserva Fenni che poi prosegue: «Già in crisi nel 2019, poi la pandemia e ora che stava tornando il sereno arriva questa guerra che comunque vada avrà delle ripercussioni negative sul settore. I calzaturifici resistono ma c’è un limite a tutto» conclude il presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico prima della deflagrazione dell’associazione. «Banche russe fuori dal sistema Swift? Un casino, non so come meglio definirlo. L’Italia e soprattutto le Marche hanno relazioni profonde col mercato russo» è il commento di Sara Cuccù di Loriblu, appena tornata da un viaggio di affari da Mosca.

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