Fermo, batterio killer e morti sospette:
la Procura dice no all'archiviazione

Fermo, batterio killer e morti sospette: la Procura dice no all'archiviazione
di Luciano Sgambetterra
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Mercoledì 19 Giugno 2019, 06:25
FERMO - A un anno di tre decessi avvenuti nel Fermano a causa del cosiddetto batterio killer, la procura ha chiesto di approfondire le indagini e di individuare gli autori del reato. E’ stata da poco rigettata la richiesta di archiviazione presentata il 5 febbraio scorso per la morte di una anziana ospite all’Inrca di Fermo, una delle tre vittime fino ad ora accertate del terribile “Clostridium Difficile”, batterio che un anno fa ha spaventato la zona di Fermo a causa del suo potenziale alto tasso di mortalità per gli anziani. 
La famiglia della vittima, deceduta a febbraio 2018, si era rivolta agli avvocati Francesca Passerini e Matteo Marchegiani. A un anno dalla prima richiesta di giustizia è stata sventata la possibilità di un’archiviazione del caso, anzi la procura fermana ha richiesto ulteriori approfondimenti a causa dell’incompletezza delle indagini fino a ora svolte, chiedendo esplicitamente di identificare gli autori del reato e dando 90 giorni di tempo.
 
«Siamo lieti che il magistrato abbia valutato con attenzione tutta il materiale da noi fornito, comprendente una notevole dottrina e documentazione medica. – ha spiegato l’avv. Francesca Passerini – . Ciò che più ci preoccupava era la mancata applicazione del protocollo di profilassi in caso di evidenza di Clostridium, nonostante la presenza del batterio fosse stata accertata nella paziente. Questa mancata applicazione della profilassi sulla paziente stessa e sui famigliari è potenzialmente molto rischiosa per la salute dei cittadini». Le aziende territoriali locali hanno infatti un protocollo specifico da seguire per contenere il batterio killer. Questa profilassi inizia dai metodi di individuazione del Clostridium, fino ai passi da effettuare per evitare il diradarsi del batterio. Le strategie di controllo adottate hanno gli obiettivi di identificare tempestivamente, isolare e trattare efficacemente i pazienti affetti dal batterio killer, al fine di ridurre la disseminazione delle spore e prevenire i casi secondari, nonché di minimizzare i fattori di rischio prevenibili attraverso l’applicazione di protocolli di comportamento, sanificazione ambientale e politica antibiotica. Gli interventi suggeriti da porre in atto per la prevenzione sono: la diagnosi tempestiva, l’isolamento e le precauzioni da contatto, l’igiene delle mani, la disinfezione ambientale e la politica antibiotica. L’Istituto Superiore di Sanità, già nel 2014, aveva affermato che le infezioni da Clostridium Difficile sono tra le infezioni gastrointestinali più comunemente associate all’assistenza sanitaria e la loro prevenzione rappresenta una delle principali sfide nell’ambito della salute pubblica.

«Il nostro timore - aggiunge l’avv. Passerini – non si ferma al fatto del potenziale rischio di propagazione del batterio, infatti temiamo anche che il Clostridium sia stato diagnosticato con ritardo. Siamo molto soddisfatti dell’attenzione che la stampa e le istituzioni hanno dato alla vicenda, perché è vero che non è sempre a causa delle strutture sanitarie che si contrae il batterio, ma una volta verificata la sua presenza si deve rispettare rigorosamente la profilassi prevista dai protocolli e dalle linee guida esistenti. Ne va della salute di tutti» . Il caso del batterio killer allarma una decina di famiglie che nel corso dei mesi scorsi si sarebbero attivate per chiedere le cartelle cliniche dei loro rispettivi congiunti, tutti deceduti all’ospedale di Fermo con il sospetto, dopo i casi segnalati all’Inrca e in una casa di riposo, che a contribuire al loro decesso possa essere stato il pericoloso batterio tanto che si parla di altre denunce in arrivo. 

La notizia del batterio killer ha fatto il giro tra molte famiglie. Alcune hanno contattato studi legali dicendo di avere dubbi circa il decesso di loro congiunti. Sono tate quindi chieste e ritirate le relative cartelle cliniche a quanto pare molto voluminose. Si era parlato di tre decessi ma in realtà in un arco temporale di circa sei mesi i decessi sarebbero stati di più anche se tutto è ancora da verificare circa l’ipotesi avanzata che per tutti la causa possa essere stata il batterio killer. «Noi abbiamo costituito un sito ww.tutelaglobale.it dove le persone hanno una prima possibilità di contatto per capire come devono comportarsi in caso dubbi su episodi di malasanità. Questo - ha chiosato l’avvocato Passerini - ha creato molto interesse e siamo stati contattati da molte famiglie del Fermano che hanno perplessità su casi di decessi di persone anziane. E’ giusto insomma che anche agli utenti più semplici siano date risposte immediate ed efficaci per sapere cosa devono fare, liberi poi di rivolgersi a qualunque studio legale». 
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