Residenti, dati choc nel Fermano: negli ultimi 10 anni calo in 38 Comuni su 40. Continua la fuga dai paesini

Residenti, dati choc nel Fermano: negli ultimi 10 anni calo in 38 Comuni su 40. Continua la fuga dai paesini
Residenti, dati choc nel Fermano: negli ultimi 10 anni calo in 38 Comuni su 40. Continua la fuga dai paesini
di Massimiliano Viti
3 Minuti di Lettura
Martedì 3 Gennaio 2023, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 13:58

FERMO - Lo svuotamento dei residenti dell’entroterra (a favore della costa), lo spopolamento dei Comuni più piccoli (che dovrebbero aggregarsi) dove sarà sempre più difficile garantire i servizi. Nella provincia di Fermo solo due Comuni hanno visto aumentare la popolazione negli ultimi dieci anni. E sono entrambi costieri: Porto Sant’Elpidio +1,25% e Altidona +8,15% (attribuibile a Marina di Altidona).

Al terzo posto, un altro Comune del litorale, Pedaso, in terreno negativo solo dello 0,43%.

L’aumento dei residenti è influenzato anche dal minor costo delle case rispetto a quello degli altri comuni costieri.


I timori


I centri che hanno maggiormente subito lo svuotamento demografico sono Monte Rinaldo (-19,25%), Montefalcone Appennino (-17,98%) e Monteleone di Fermo (-17,93%). Fermo capoluogo ha perso il 3,52% dei residenti. Come Macerata (-3,55%) e meno di Ascoli (-8,19%). Sono i podi opposti della tendenza demografica del Fermano estrapolati dalla ricerca demografica condotta dalla Fondazione Think Tank Nord Est che ha quantificato alcune evidenti tendenze in atto da diversi anni.


I divari


Come ad esempio quella dello spopolamento dei Comuni montani, in particolare di quelli più piccoli, a vantaggio di quelli costieri. Una tendenza rinforzata dal terremoto. In aggiunta, più il Comune è piccolo e più soffre. I giovani che vi risiedono tendono ad emigrare lungo la costa, dove si stabiliscono e formano la propria famiglia. Così, il saldo naturale di un piccolo paesino dell’entroterra è spesso negativo. Anche chi arriva nel Fermano, straniero e non, difficilmente sceglie di stabilirsi in un Comune montano, preferendo un luogo con più opportunità lavorative, meglio collegato e con più servizi. Una situazione generale frutto di scelte politiche decennali che proseguono tuttora a favore del litorale, penalizzando la montagna. Per cui le tendenze demografiche che rileviamo oggi sono destinate a durare ancora per anni.


Il commento


A conferma anche il commento della Fondazione Think Tank Nord Est: «Il calo della popolazione sta svuotando interi territori, dove di conseguenza è sempre più difficile garantire i servizi ai pochi cittadini rimasti, a causa proprio della mancanza di un bacino demografico minimo. La flessione del numero degli abitanti, secondo le previsioni, è peraltro destinata ad intensificarsi nei prossimi anni, mettendo quindi a rischio la sostenibilità dei servizi legati all’istruzione e al sociale, ma anche alla cultura e allo sport. Più in generale, poi, lo spopolamento causa a sua volta la scomparsa delle attività economiche, generando ulteriore isolamento e declino economico, in una spirale di effetti negativi difficile da invertire.

Antonio Ferrarelli, presidente della stessa Fondazione, sa come salvare i piccoli centri dall’estinzione: «La fusione è un’opportunità fondamentale per garantire i servizi nelle aree caratterizzate da piccoli Comuni e proprio per questo i processi di aggregazione dovrebbero essere promossi e incentivati ancor di più dal nuovo Governo. Ai contributi statali dovrebbe però affiancarsi la costruzione di un nuovo assetto istituzionale basato sui servizi ai cittadini e non sugli Enti in quanto tali». La fusione sembra dunque essere l’unico antidoto al progressivo spopolamento che porterà inevitabilmente alla fine non solo delle municipalità più piccole ma di intere comunità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA