L’afa non molla la presa malori e raffica di cadute: pronto soccorso, lunghe file e disagi

L’afa non molla la presa malori e raffica di cadute: pronto soccorso, lunghe file e disagi
L’afa non molla la presa malori e raffica di cadute: pronto soccorso, lunghe file e disagi
di Francesca Pasquali
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Lunedì 24 Agosto 2020, 04:20

FERMO - Malori, colpi di calore, cadute, incidenti. Sono giorni di lavoro intenso, questi, per il pronto soccorso dell’ospedale di Fermo. Come ogni estate, il punto di primo intervento è chiamato agli straordinari. E come ogni estate è il caldo la principale ragione degli accessi. I malori colpiscono soprattutto gli anziani, i più indifesi (insieme ai bambini piccoli). L’afa non dà tregua. Da giorni, le temperature sfiorano i quaranta gradi e il fisico non sempre regge. Al momento, gli ingressi al pronto soccorso si attestano di poco sotto i numeri degli anni passati. Parla di leggera flessione, il primario facente funzione Antonio Ciucani, dovuta al calo dei vacanzieri. Gli incidenti sono la seconda causa di intervento. Si registrano soprattutto cadute, ma anche sinistri dovuti alle ore piccole e all’abuso di alcol.
 
L’invito degli operatori sanitari, come sempre, è alla prudenza. A evitare le uscite nelle ore più calde del giorno, a bere molta acqua e a mangiare frutta e verdura. «Sotto il profilo degli accessi – spiega Ciucani –, i numeri sono più o meno quelli degli altri anni: una media 120-130 pazienti al giorno. Siamo circa al novanta per cento dei livelli abituali degli anni precedenti, con 10-15 pazienti in meno al giorno». Il Covid ha stravolto il lavoro del pronto soccorso. Dopo lo svuotamento iniziale, dovuto alla paura di contrarre il virus, pian piano gli accessi sono risaliti. Il problema è che gli spazi di ricovero non sono più quelli di prima e il personale è ormai risicatissimo. Messe insieme, le due questioni rendono quasi impossibile garantire prestazioni sanitarie adeguate.

«I problemi dell’ospedale – fa sapere il primario – sono drammaticamente peggiorati. Rispetto all’anno scorso, abbiamo 45-50 posti letto in meno. Laddove emergono indicazioni al ricovero, facciamo più fatica rispetto agli altri anni a collocare i pazienti nei reparti». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: malati “parcheggiati” per ore, se non per giorni, in pronto soccorso. Mancano i venti posti per acuti dell’Inrca, finita l’emergenza al Murri «inspiegabilmente tornati all’Inrca e non fruibili dal pronto soccorso». Manca qualche posto (sei-sette) di Medicina. E mancano i dodici posti dell’Obi, dove i pazienti dovrebbero restare massimo tre giorni, per poi essere dimessi o ricoverati. «Il reparto è gestito dal pronto soccorso – spiega Ciucani –, ma per mancanza di personale, dopo il Covid, non siamo riusciti a riaprirlo». Ma non finisce qui. Perché alla penuria di posti letto, si aggiunge quella di medici. Il pronto soccorso di Fermo è sotto di cinque unità. E già questo basterebbe a mettere in allarme. Il problema è che, nel giro di qualche settimana, altri quattro medici se ne andranno. Due a inizio settembre, altri due verso metà mese. A quel punto, garantire i servizi diventerà davvero complicato.

«I pazienti sono sempre gli stessi. I problemi sono sempre gli stessi. Ma il personale che deve affrontarli è sempre di meno. Finora abbiamo tenuto botta, mettendo pezze qua e là, ma credo che da settembre in poi prenderò i turni e li compilerò fino a dove sarò in grado di farlo. Dove resteranno i buchi, li manderò alla direzione medica», denuncia il primario. Di norma, di giorno, in pronto soccorso sono di guardia tre medici. Due si occupano dei codici più gravi, uno dei meno gravi. Di notte, ci sono solo i primi due. Con il Covid, l’organico è stato un minimo rimpolpato. Nel senso che è arrivata una dottoressa “a tempo”, con il contratto rinnovato man mano che l’emergenza veniva prorogata. La prossima dead line sarà il 15 ottobre. A quel punto, se il contratto non sarà ancora prorogato, il “rinforzo” se ne andrà, lasciando il presidio ancor più in affanno. E la colpa non sarebbe dell’Asur, ma del fatto che i medici di pronto soccorso non si trovano.

«C’è stato un concorso – fa sapere Ciucani –, ma è andato praticamente deserto.

Lunedì (oggi, ndr) ad Ancona ci sarà una riunione con tutti i primari di pronto soccorso delle Marche, ma non credo in una soluzione fruibile in tempi brevi. Ci abbiamo messo qualche anno a saturare le eccedenze, ma poi siamo andati in negativo. E a pagare per primi lo scotto sono i reparti dove le condizioni di lavoro ed economiche sono peggiori».

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