Non solo Codici Rossi, a Fermo la parità di genere passa anche in fabbrica: «Più tutele per le donne»

Non solo Codici Rossi, a Fermo la parità di genere passa anche in fabbrica: «Più tutele per le donne»
Non solo Codici Rossi, a Fermo la parità di genere passa anche in fabbrica: «Più tutele per le donne»
di Chiara Morini
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Giovedì 9 Marzo 2023, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 15:32

FERMO - Parità di genere, attività di tutela delle donne, esperienza di imprenditrici: si è parlato di donne in Questura a Fermo, nel convegno “Donne in polizia e nel mondo del lavoro”, organizzato dalla stessa Questura, e dalle commissioni Pari opportunità regionale e provinciale. L’evento è stato voluto in occasione della Giornata internazionale della donna. «Già nella Costituzione – ha osservato il questore Rosa Romano – c’è il la per la parità di genere, quando nell’art. 3 si parla di uguaglianza anche tra i sessi». Un evidente divieto di discriminazione. E questa è stata la prima conquista per le donne. Nelle tappe successive nella storia contemporanea, si ricordano in particolare, ha evidenziato il questore, «l’abolizione del reato di adulterio, quindi l’arrivo delle donne in polizia. Oggi sono molte le donne questori in Italia».


Le vittime

Ha ricordato anche Emanuela Loi, che era nella scorta del giudice Borsellino; parità si ma non troppo, visto che ha aggiunto che «oggi ancora ci sono discriminazioni sul lavoro e anche in famiglia, dalle quali poi si possono verificare episodi di violenza, per i quali ci sono diversi strumenti per la prevenzione».

L’ammonimento, il protocollo Zeus, che la Questura ha firmato nelle scorse settimane e che è presente in una 70ina di province. Quest’ultimo protocollo prevede anche interventi per uomini maltrattanti.

I provvedimenti

E poi c’è il Codice Rosso che consente un procedimento penale più celere. In platea sindaci, personalità del mondo politico, uomini delle forze dell’ordine e della polizia, ma anche studenti dell’Ipsia Ricci, voluti per conoscere le esperienze delle donne presenti. «A voi giovani generazioni – ha detto il questore Romano – dico: prendete i vostri talenti e non dimenticate i vostri sogni». Ce l’hanno fatta, in particolare, tre donne, tre imprenditrici, Eleonora Ferracuti, Mery Biccirè e Annarita Pilotti. Quest’ultima in particolare aveva provato a entrare in polizia, facendo il concorso e arrivando 70esima in tutta Italia e prima nelle Marche. Ma poi ha seguito la strada dell’imprenditoria, arrivando a vendere in Russia per la prima volta allora senza conoscere l’inglese, rinunciando per anni alle vacanze, mettendoci tanto impegno. La strada della parità non è del tutto compiuta. «La riforma della polizia – ha evidenziato il prefetto Michele Rocchegiani – ha aiutato molte giovani funzionarie entrate in polizia. Ma come ha ricordato il presidente Sergio Mattarella, la strada della parità non è ancora compiuta». Chi ha conosciuto l’impegno delle donne, in particolare, è stato il sindaco Paolo Calcinaro, la cui madre, separata, ha ricordato «si divideva tra il lavoro, l’essere mamma e donna. Finora per la parità abbiamo fatto un bel passo, ma non bisogna abbassare la guardia, i casi di femminicidio lo confermano».

La data

Sarà una banalità, ma il presidente della Provincia, Michele Ortenzi, ha ricordato «che bisogna festeggiare sempre le donne non solo l’8 marzo, anche se una giornata simbolo serve, perché c’è ancora tanto da fare, se pensate che un’imprenditrice in quanto donna può avere difficoltà di accesso al credito». «Lottiamo – gli ha fatto eco la presidente Cpo regionale Maria Lina Vitturini – per la parità, le donne assunte sono molto poche rispetto agli uomini, e poi anche contro la violenza sulle donne». Se il consigliere regionale Andrea Putzu si è detto d’accordo con tutto questo, anche la consigliera provinciale con delega alle Pari opportunità Luciana Mariani ha fatto lo stesso. Il pm Marinella Bosi, parlando di violenza domestica, ha evidenziato alcuni dati: «Da marzo 2021 a marzo 2023 sono stati aperti 216 nuovi procedimenti per maltrattamenti familiari (155 quelli archiviati), 93 per atti persecutori (di cui 55 archiviati). Quattro gli arresti e sette le richieste di custodia cautelare in carcere». Evidenza, in particolare di disuguaglianze per il modo in cui uomini e donne subiscono violenza.

L’impegno

La polizia contrasta, e il vicequestore responsabile della squadra mobile Maria Raffaella Abbate, ha spiegato che le notizie di violenza «arrivano tramite richieste al 112, della vittima, di un figlio o di un vicino, esposti anonimi, segnalazioni raccolte dalla sala operativa che poi passa alla squadra sul campo». Quindi gli interventi, con la verifica di eventuali segni di violenza. Il suo collega, il vicequestore direttore dell’anticrimine, Francesco Costantini, si occupa di prevenzione. «C’è l’ammonimento – ha richiamato – che può limitare il problema alle minacce persecutorie. Di contro, se non funziona, diventa persecuzione».

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