FALERONE - I bambini vanno coltivati come fossero fiori, è nelle loro mani il futuro e gli adulti hanno il dovere di fornire loro tutti gli strumenti cognitivi per aiutarli a diventare uomini e donne consapevoli, equilibrati, in grado di creare relazioni proficue, basate sulla non violenza e sul rispetto tra generi. A cominciare dalle scuole e dalle famiglie. La vicesindaco del comune di Falerone Pisana Liberati questo fondamento ce l’ha chiarissimo.
Nasce così “Petali”, un progetto dal titolo emblematico che richiama la bellezza e al contempo la fragilità propria dei bambini , pensato e voluto dal Comune di Falerone, cofinanziato dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Marche, e con il supporto formativo dell’Impresa sociale Wega. Destinatarie le scuole dell’Isc di Falerone guidato dalla dirigente Patrizia Tirabasso. In questa fase iniziale, le classi 4° e 5° Elementari dei comuni che vi fanno capo: Falerone, Servigliano, Massa Fermana, Montappone e Monte Vidon Corrado. «È in questa età che avvengono i principali cambiamenti nel corpo e nella psicologia dei ragazzi che hanno quindi più bisogno di essere aiutati a capire e a prepararsi allo stress adolescenziale in arrivo- ha sostenuto la Liberati in sede di presentazione del progetto alla stampa. Che poi è entrata nel merito del programma. “Petali verte su tre livelli e coinvolge genitori, docenti e alunni, cioè tutte le figure che ruotano intorno all’educazione dei bambini.
Nello specifico sono previsti due laboratori on line per genitori (12 ore), 1 laboratorio on line per docenti ( 6 ore), e 7 laboratori in presenza per i ragazzi (42 ore).
Anche l’insegnante di Falerone Maria Rita Frinconi ha condiviso la necessità di intervenire per tempo, abbracciando anche le famiglie, sull’educazione dei bambini alla non violenza e al rispetto delle diversità che vanno piuttosto viste come un valore aggiunto. Proprio dal suo osservatorio interno alla scuola ha poi raccontato come quella che era già una necessità pregressa oggi sia diventata ancora più urgente: «Il lungo periodo di isolamento a cui sono stati sottoposti i bambini ha ristretto i loro orizzonti, è mancato loro il confronto con gli altri fuori dalla famiglia e hanno subito un bombardamento di messaggi televisivi».