Zona gialla, anzi no: crescono i dubbi. Dall’abbigliamento ai servizi, le donne in prima fila per ridare ossigeno al commercio

Il commercio in rosa non si arrende e punta a ripartire
Il commercio in rosa non si arrende e punta a ripartire
di Sonia Amaolo
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Martedì 12 Gennaio 2021, 08:20

PORTO SANT’ELPIDIO - Il nuovo Dpcm in arrivo fa sudare freddo il commercio, l’emergenza sembra interminabile. Tra divieti di spostamento, proroga dell’emergenza, entrata automatica in fascia rossa, divieto d’asporto dopo le 18 nei bar, non c’è da star sereni.

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Le attività più penalizzate sono quelle di somministrazione alimenti e bevande e le palestre ma negozi d’abbigliamento, parrucchiere ed estetiste di certo non ridono perché dentro casa bastano un paio di ciabatte e un pigiama. Niente trucco e parrucco né vestito nuovo. Le donne, già penalizzate nel lavoro, ce la mettono tutta ma la determinazione non fabbrica soldi.

I timori
«Finora non ho ricevuto alcun ristoro – dice Emanuela Bompadre, titolare del bar gelateria Stile Libero in via Trieste – sono preoccupata per me e per i miei 13 dipendenti, 13 famiglie. Rendiamoci conto che le bollette arrivano e per rateizzarle dobbiamo versare il 30% in anticipo. Per me sono stati 2.400 euro. Ieri ho chiuso il locale con 97 euro in cassa, fate voi i conti. Di questo passo andrà tutto per aria, ci saranno più morti che vivi».

Meteora Renzi del Rens & Rose, ristorante sempre sul lungomare, in via Trieste, confida: «La mia famiglia mi ha insegnato a lottare, a non piangermi addosso e andare avanti ma l’asporto non aiuta e il nostro settore funziona la sera. Il coprifuoco ci penalizza e l’anno scorso abbiamo lavorato sei mesi scarsi». Sonia Cintio è titolare dell’Artigiano, tomaificio della zona industriale sud: «Il nostro settore era in crisi già dal 2008 e la situazione è andata sempre aggravandosi – fa sapere -: a gennaio ho in carico solo 62 paia di tomaie, le calzature andranno a finire, siamo all’osso».

Le differenze
Per Tamara Antonelli, parrucchiera di via Oberdan «un po’ è sceso il lavoro ma, a differenza di altre attività, non mi lamento. Vedo in giro, però, tanta rassegnazione» rimarca. Cinzia Malloni ha invece un negozio di abbigliamento in via Battisti, Lois: «Rispetto ai ristoranti siamo fortunati – spiega – ma i capi fermi in magazzino dobbiamo pagarli, la merce va saldata. Non possiamo piangerci addosso altrimenti è la fine, il 16 partono i saldi e dico a tutti: buttiamo via tute e pigiami e cambiamoci». Claudia Rosini dell’Artistica Porto Sant’Elpidio in via del Lavoro evidenzia: «Lo sport è fermo, le palestre sono state le prime a chiudere tra febbraio e marzo, con l’estate era ripartita la speranza ma il 20 ottobre c’è stato il colpo di grazia. Noi dovevamo preparare anche due competizioni nazionali, è stata dura. Ora ci troviamo in una palestra di 500 metri ad allenare sei ragazzine per il campionato del mondo che, speriamo, si svolgerà a maggio. Tra luce e riscaldamento lascio immaginare quali possono essere le perdite».

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