Anoressia e bulimia in aumento. La direttrice del centro fermano: «Casi gravi, esplosi con il Covid»

L'anoressia è una patologia acuita dal Covid
L'anoressia è una patologia acuita dal Covid
di Massimiliano Viti
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Sabato 13 Marzo 2021, 01:45

FERMO - La pandemia accelera tutto, anche i disturbi alimentari. «Fa emergere nuovi casi, peggiora quelli esistenti e fa esplodere i gravi. Già prima della pandemia facevamo fatica ad accogliere le richieste. Ora è diventato impossibile. Riusciamo a gestire le urgenze e i casi più gravi».

Ad affermarlo è Patrizia Iacopini, la coordinatrice del Centro per i disturbi della nutrizione e della alimentazione di Fermo, considerata un’eccellenza della sanità locale.

Il percorso
A Fermo, uno dei tre centri regionali per questo tipo di disturbi (gli altri sono a Jesi e Pesaro) sono in carico oltre 400 pazienti provenienti dalle province di Fermo, Macerata e Ascoli Piceno. Ognuno di loro ha un percorso assistenziale individualizzato. L’età va dai 14 ai 50 anni, con una prevalenza di sesso femminile anche se sta aumentando l’accesso maschile. L’età più critica è quella di 15-16 anni mentre si è abbassata quella in cui si inizia a manifestare questa malattia subdola e ora è 12-14 anni. Complessivamente la diagnosi più frequente riguarda l’anoressia nervosa, bulimia e Dai (disturbo alimentazione incontrollata). Negli ultimi tempi sono aumentate anche le richieste provenienti da fuori regione, in particolare Abruzzo e Molise.

La lista d’attesa
La lista di attesa attuale è di circa 80 persone ma l’elenco si sta a mano a mano allungando. Il Centro è presente a Fermo dal 2004 ma dal 2017 ha avuto nuovi spazi dedicati e si è dotata di una equipe multidisciplinare (l’unica nelle Marche) con medico internista, dietista, educatore professionale, infermiera, ecc. In totale gli operatori coinvolti sono 9. Il Centro è anche un ambulatorio ad alta intensità assistenziale, l’equivalente di un centro diurno, con 6 pazienti (prima della pandemia si arrivava a 12-15) che dal lunedì al venerdì lo frequentano per più ore al giorno svolgendo attività riabilitative, pranzo assistito e tutto ciò che prevede il percorso di cura personale. «I numeri di quella che a ragione già dal 1990 viene definita una epidemia sociale sono sottostimati e in crescita in maniera esponenziale da qualche anno.

L’attenzione alla diagnosi, alla cura e ai servizi ha favorito l’emersione dei casi ma tuttora alcune situazioni restano in ombra fino a che non si manifestano in maniera chiara.

Il Covid, purtroppo, aggraverà la situazione e peggiorerà i numeri» commenta Patrizia Iacopini che poi prosegue: «Fermo non fa eccezione, anzi. L’anno scorso ci sono state 30 dimissioni (ossia 30 persone guarite), che sono tante per una malattia così complessa». Come accennato l’età dell’insorgenza del disturbo alimentare si è abbassata fino ad arrivare a 12-14 anni. La coordinatrice fermana e regionale, riferisce come spesso i pazienti arrivino da lei in condizioni molto gravi, o dal punto di vista psichiatrico o nutrizionale, tant’è che c’è bisogno del ricovero ospedaliero con «la famiglia che tende spesso ad assecondare il figlio che nega la malattia. Si attende il giorno della svolta, un domani migliore che non arriva mai». 


Le richieste
Quello che ripetono spesso le famiglie coinvolte è che se non si ha una testimonianza diretta non ci si rende conto di quello che può accadere, del senso di impotenza nei confronti di un figlio che appassisce giorno dopo giorno e di dinamiche familiari che rischiano di essere compromesse. Come migliorare il servizio e ridurre la lista di attesa? «Nelle Marche c’è già una sensibilizzazione della sanità verso queste problematiche. Abbiamo delle normative regionali che altre regioni non hanno» risponde Iacopini. «Una sensibilità e una attenzione che va sostenuta ascoltando le costanti richieste in aumento. Sono fiduciosa».

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