FERMO - Non si può parlare di ciel sereno, che non si vede da oltre un anno nella sanità fermana, come in quella di tutto il resto d’Italia. Ma di certo le dimissioni di Licio Livini da direttore dell’Area vasta 4 sono un fulmine improvviso. Lascia, Livini, con una pec protocollata ieri mattina a Regione ed Asur.
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La tempistica
Lascia dopo aver convocato un collegio di direzione nel primo pomeriggio, per annunciare la decisione ai vertici della sanità fermana. Solo una brevissima dichiarazione, in cui parla di «decisione a lungo ponderata, ma molto dolorosa per i forti rapporti umani e professionali costruiti in questi anni con tutto il personale». Si apre una falla in Area vasta, ci si interroga da subito se la frattura potrà essere ricomposta, ipotesi remota, e su chi raccoglierà il timone della sanità in una delle sue fasi più delicate. A dare la notizia, poco prima delle 15 di ieri, una nota del sindacato regionale dirigenti amministrativi, tecnici professionali del servizio sanitario nazionale, a firma di Simone Aquilanti, che dell’Av 4 è anche dirigente dell’area affari generali, contenzioso e Urp.
«Il sindacato ritiene di dover formulare ringraziamenti per le originali capacità di ascolto, visione strategica, mediazione ed approfondimento.
Il territorio
«Una notizia che mi ha colto di sorpresa per l’importanza di una figura così vicina e legata al territorio. Una persona che metteva tutto se stesso nella direzione dell’Area vasta 4. Abbiamo avuto dialoghi continui, anche notturni. Da amministratore non mi sono mai sentito dire no, ma ha sempre cercato di trovare una soluzione, a volte non facile o impossibile. Sorprende il momento, quanto mai difficile e preoccupante. Spero ci sia un ripensamento tra le parti e che la situazione si ricomponga». Una speranza ce l’ha anche il consigliere regionale del Pd, Fabrizio Cesetti, quella che che «i vertici gli chiedano e lo inducano a ripensarci, mettendolo nella condizione di lavorare».
Il leader del centrosinistra cittadino Renzo Interlenghi parla invece di dimissioni che «testimoniano il fallimento della gestione sanitaria regionale, colpiscono perché formalizzate a pandemia non ancora domata. A Livini i ringraziamenti per quanto fatto con scarse risorse. Se è arrivato a una decisione estrema è certo vi siano state opinioni diverse nella gestione della seconda e terza ondata pandemica. Avevamo sostenuto che l’ospedale non potesse essere considerato presidio Covid, essendo l’unico della provincia, ma la politica regionale ha potuto scegliere di sacrificare Fermo perché qui la politica manca, siamo la Cenerentola delle Marche. L’epilogo odierno ne è la prova. Questo è il prezzo di essere governati da un civismo che promette ma nei momenti di difficoltà non sa incidere».