Il solettificio Vafra si riconverte alla produzione di mascherine: «Quante richieste per quelle da bambino»

Porto sant'Elpidio, il solettificio Vafra si riconverte alla produzione di mascherine: «Quante richieste per quelle da bambino»
Porto sant'Elpidio, il solettificio Vafra si riconverte alla produzione di mascherine: «Quante richieste per quelle da bambino»
di Massimiliano Viti
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 03:05

PORTO SANT’ELPIDIO - Completare le pratiche burocratiche, far fronte alla pioggia di richieste per le mascherine da bambino, organizzare la rete vendita e perfino stare in guardia dai furti. La vita dell’imprenditore riconvertito alle mascherine non è così semplice. Marco Funari e Sara Cimadamore gestiscono il solettificio Vafra.

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Sono stati tra i primi a puntare sulla riconversione produttiva e non si sono rassegnati davanti al percorso ad ostacoli della burocrazia. Ora sono all’ultimo step e attendono che dall’Inail arrivi il via libera per commercializzare i dispositivi di protezione individuale, mentre l’Istituto Superiore della Sanità ha già dato il via libera per la produzione di mascherine chirurgiche. Un percorso iniziato oltre un mese fa, quando è scoppiata la crisi sanitaria Coronavirus in Italia. Il solettificio ha macchine e personale in grado di produrre mascherine e la riconversione è agevole e rapida.
 
«Abbiamo impiegato tempo per mettere a punto il prodotto perché volevamo che la riconversione non fosse durata solo qualche mese. Volevamo realizzare una mascherina in grado di reggere la concorrenza cinese sia per la qualità e sia per il prezzo» ci dicono i due imprenditori che si sono messi a studiare le varie normative e quando ricevono la telefonata dell’Istituto Superiore della Sanità sono preparati. «L’interlocutore mi ha indicato la strada giusta da seguire» ci dice Marco che lunedì ha ricevuto la risposta positiva dei test di laboratorio che ora invierà all’Inail, unico ente in grado di autorizzare la commercializzazione dei famosi DPI, le mascherine FFP2 e FFP3. Costi totali sostenuti circa 5.000 euro e un grande ringraziamento ai dipendenti che hanno appoggiato il progetto. «Abbiamo provato la mascherina a mio figlio di 8 anni ed, ovviamente, è risultata troppo grande. Così abbiamo realizzato una baby mascherina colorata. Abbiamo postato il prodotto su Facebook e da qualche giorno piovono molte richieste tant’è che stiamo cercando dei punti vendita» ci dicono Marco e Sara. Quale futuro e come? «Abbiamo 15 dipendenti e le prospettive sul fronte calzaturiero, almeno per adesso sono francamente poche. Non avrei potuto assicurare subito il lavoro per tutti i dipendenti e avrei atteso nuovi ordini. Con le mascherine abbiamo cercato di darci un futuro. Abbiamo una struttura flessibile anche dal punto di vista dell’immobile. Oggi possiamo produrre mille mascherine al giorno ma potremmo aumentare se arriveranno gli ordini. In futuro magari potremmo impiegare qualche addetto per la divisione calzaturiera e qualche altro per le mascherine».
La disavventura
Qualche giorno fa Marco e Sara hanno dovuto fare i conti con un furto. Ignoti si sono introdotti nell’azienda, hanno rubato un mouse, una tastiera, un monitor, alcuni prototipi di mascherine e 50 mascherine. I ladri hanno trovato le chiavi di una Citroen C3 con la quale si sono allontanati. L’auto è stata poi ritrovata qualche ora dopo a Lido Tre Archi.

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