FERMO «Non ha senso avviare la campagna di vaccinazione al Covid-19 con critiche gratuite. È importante evitare analisi e giudizi affrettati che potrebbero disorientare l’opinione pubblica».
Ha fatto passare a malapena un giorno, Licio Livini, per mettere a tacere le perplessità sul nuovo vaccino. Quelle avanzate ieri sul Corriere Adriatico dalla presidente dell’Ordine dei medici di Fermo.
La critica
Non fa nomi il direttore dell’Area vasta 4, ma il destinatario della reprimenda è certo e la replica perentoria. «È inopportuno – dice Livini – esprimere biasimo per un progetto di sanità pubblica, di valenza mondiale, che sta appena partendo.
Il coinvolgimento
Anna Maria Calcagni aveva anche lamentato il mancato coinvolgimento dei medici in pensione nella prima fase di vaccinazione. «Sollecitare l’adesione al vaccino – spiega Livini – è un dovere deontologico di chi ricopre un ruolo in ambito sanitario. Proprio queste categorie debbono essere le più sensibili, fiduciose nella scienza e attente a veicolare messaggi corretti». E ancora: «Il vaccino non è in ritardo, anzi ha velocizzato il suo percorso. Tutti noi sanitari dobbiamo avere consapevolezza del nostro ruolo e del nostro dovere, adottando comportamenti, dichiarazioni e pensieri responsabili. Oggi più che mai c’è bisogno che si faccia squadra. I rappresentanti delle istituzioni sanitarie dovrebbero essere tutti in prima fila, al fine di perseguire questo obiettivo».
Il vaccino
Oggi nelle Marche arriveranno altre 8.875 dosi di vaccino: 975 quelle destinate al personale della sanità pubblica, privata e delle Rsa del Fermano. Dove, ieri, c’è stata un’altra impennata di contagi, con 83 nuovi casi. Sempre ieri, al Sassatelli, hanno preso servizio un medico e quattro infermieri militari. Ma il Covid continua a mietere vittime. Al “Murri”, l’altro ieri è morto un 72enne di Porto San Giorgio. Nella notte tra lunedì e ieri è deceduta una 56enne di Magliano di Tenna. 52 i ricoverati positivi all’ospedale di Fermo: 29 in Malattie infettive, 3 in Terapia intensiva, 18 in Medicina Covid, 2 in Pronto soccorso. È partito, intanto, il conto alla rovescia per il ritorno a scuola. Dopo più di due mesi, il 7 gennaio, gli studenti delle superiori torneranno in aula. Solo la metà, però. Gli altri, almeno per una settimana, continueranno da casa. Il Fermano ragiona su come riorganizzare lezioni e trasporti. Scottano i telefoni dei presidi. Le videochiamate con Prefettura e Trasfer si susseguono.
Ma una soluzione ancora non c’è. «Se, dopo il 15 gennaio, gli studenti a scuola saranno il 75%, ci dovremo far trovare pronti», fa sapere il direttore della Trasfer, Giuseppe Rutolini. Quindi, almeno in teoria, dal 7 al 15 i doppi turni sarebbero scongiurati.
La soluzione
Le scuole sarebbero orientate a preservare i primi anni. Gli studenti più giovani tornerebbero, quindi, in classe. Quelli più grandi resterebbero a casa. Quello che succederà dal 15 in poi è un grosso punto interrogativo. Se gli studenti che potranno tornare in classe passeranno dal 50 al 75%, ma i pullman dovranno continuare a viaggiare a mezzo carico, sarà un guaio. «Abbiamo sondato il terreno con le aziende di noleggio. Sappiamo - spiega Rutolini - quali sono disponibili e quali no e sappiamo cosa vogliono quelle disponibili. Potrebbero esserci problemi».