Il sindaco dimesso dopo due settimane di battaglia con il coronavirus: «Giorni durissimi»

Fermo, il sindaco dimesso dopo due settimane di battaglia con il coronavirus: «Giorni durissimi»
Fermo, il sindaco dimesso dopo due settimane di battaglia con il coronavirus: «Giorni durissimi»
di Sonia Amaolo
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Mercoledì 21 Ottobre 2020, 10:04

FERMO - È tornato a casa Paolo Calcinaro. Ieri pomeriggio, il sindaco di Fermo è stato dimesso dal Murri, dove era ricoverato da due settimane. A darne notizia è stato lo stesso primo cittadino con un post.

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«Torno con un paio di regalini: polmonite, fortunatamente abbastanza limitata, da ricontrollare e negatività da riconquistare», ha scritto dopo aver ringraziato «tutto il personale, dai medici agli infermieri, dalle oss alla pubblica assistenza alle cucine.

Da Malattie infettive, in primis, a Radiologia, al pronto soccorso ai trasporti».

Parla di «giorni provanti» e ringrazia chi non l’ha lasciato solo durante il ricovero, con telefonate e messaggi di incoraggiamento.
L’iniziativa
Poco dopo aver rimesso piede a casa, ha partecipato a una giunta a distanza con gli assessori, quattro dei quali contagiati, come lui. «Ora – prosegue il post –, concentriamoci anche su questa fase pandemica, senza isterismi, consapevoli dell’importanza di un’economia che non può rientrare in lockdown completo, ma che alcune misure potranno servire. Serve un passo avanti – conclude il primo cittadino –, qualche riflessione di più, qualche ragionamento comune in più, qualche atto annunciato solo quando già realizzato e meno slogan, meno propaganda, meno strumentalizzazione». Sulle ordinanze per chiudere vie e piazze la sera dice poi che problemi di movida non dovrebbero essercene, viste le dimensioni contenute, comunque «qualora parti di territorio sfuggano a quel minimo di controllo oggi richiestoci, il nostro intervento, in connessione con la Prefettura, è un atto di responsabilità amministrativa dovuta».
Lo slancio
Tutti i sindaci erano saliti sulle barricate dopo l’intervento a reti unificate del premier Giuseppe Conte che parlava di coprifuoco scaricando su di loro le responsabilità delle chiusure. Passate 24 ore, tolto dal decreto la parola “sindaci” e chiarito che le loro ordinanze arriveranno, se necessarie, solo dopo i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, il terremoto istituzionale è superato e torna la pace. Anche perché, eccetto Fermo, Porto Sant’Elpidio, Porto San Giorgio e pochi altri centri, difficilmente si creeranno assembramenti in autunno nei piccoli Comuni fermani. Alessio Terrenzi, sindaco di Sant’Elpidio a Mare, sposta ad esempio l’attenzione sulla sanità: «Ero contrario al Covid Hospital di Civitanova nella prima fase dell’emergenza - spiega - perché ritengo che con 12 milioni e mezzo si potessero recuperare strutture esistenti in ogni provincia, ma in questa fase, visto che l’ospedale dedicato al Covid c’è, si deve evitare la promiscuità tra pazienti nei nosocomi. Non si trovano medici e infermieri perché non li abbiamo pagati, diamo loro gli arretrati e buoni stipendi, vedremo che si troveranno tutti i camici bianchi necessari. Dobbiamo tenere a mente che chi muore di tumore oggi è chi non abbiamo potuto curare quando è esplosa la pandemia». Sul coprifuoco «di poteri ne vorrei ancora di più – afferma – ma non solo per le emergenze, anche per sbloccare le opere pubbliche». Michele Ortenzi da Montegiorgio solleva la questione smart working:: «Mi risulta che fino al 75% della forza lavoro possa lavorare da casa con questa modalità. Se fosse così nel mio Comune consegno subito la fascia e dico “andateci voi a fare le cose” considerato che vanno potenziati i controlli con la municipale e viviamo la quotidianità, le problematiche le conosciamo».
Il decreto
Un terzo aspetto non secondario lo rimarca infine Alberto Antognozzi da Grottazzolina a proposito delle restrizioni sulle feste: «L’ultimo Dpcm non ha portato grandi cambiamenti, a parte il potere del coprifuoco ai sindaci che poi, nella stesura definitiva, è venuto meno - spiega -: problemi di movida non ne abbiamo ma siamo preoccupati per l’evolversi dell’epidemia e per il prossimo Natale perché dobbiamo rinunciare alle manifestazioni. La limitazione è molto forte ed è difficile prevedere cosa fare».

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