Fermo, il calzaturiero vede nero: «Il ritorno alla normalità? Soltanto nel 2022»

Fermo, il calzaturiero vede nero: «Il ritorno alla normalità? Soltanto nel 2022»
Fermo, il calzaturiero vede nero: «Il ritorno alla normalità? Soltanto nel 2022»
di Massimiliano Viti
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Maggio 2020, 11:45

FERMO - Il calo stimato del fatturato della scarpa italiana nel primo trimestre 2020 è del 38,4%. E il valore degli ordini in portafoglio è sceso del 46,2%. «Nel Fermano i dati sono presumibilmente peggiori perché ci sono molte aziende che hanno marchi propri e soffrono di più rispetto a chi lavora per le griffe» commenta il vicepresidente di Assocalzaturifici Giampietro Melchiorri.

LEGGI ANCHE:
Spiagge e ristoranti, la guerra delle distanze tra Marche e Inail. Pieroni: «Burocrati, così è impossibile riaprire»/ Scarica i protocolli

Coronavirus, sono 20 i nuovi positivi ma calano i tamponi. Nelle Marche 6.588 contagiati/ I test effettuati in tutta Italia in tempo reale


Attraverso un’indagine condotta da Confindustria Moda, a cui hanno risposto 88 imprese aderenti all’associazione che riunisce i calzaturifici italiani, è stata stimata una perdita di fatturato del comparto calzaturiero italiano di 1,7 miliardi di euro, ovvero una flessione pari al 38,4%. Oltre 9 calzaturifici su 10 ha fatto ricorso alla cassa integrazione o ne faranno ricorso a breve. E oltre 7 imprese su 10 hanno affermato che gli ammortizzatori sociali coinvolgono oltre l’80% della propria forza lavoro. Il 61% delle aziende ha attivato lo smart working nella misura di un dipendente su 10 a libro paga.
 
«Il lockdown ha colpito in maniera significativa il nostro comparto che, non avendo potuto riconvertire alcuna linea di produzione, a differenza del tessile, ha registrato perdite più significative» ha osservato il presidente di Assocalzaturifici Siro Badon. E il futuro si annuncia molto difficile per il settore a causa del calo delle commesse stimato del 46,2%. «Anche per gli ordini, temo che nel Fermano il calo sia maggiore, visto che la campagna vendite non è stata completata» commenta Melchiorri che prosegue: «Penso a chi esporta nell’Est europeo che ha visto annullate tutte le manifestazioni fieristiche rivolte verso quell’area». Gli imprenditori calzaturieri locali sono impegnati nella raccolta incassi delle scarpe della stagione estiva 2020 spedite prima del lockdown; nelle consegne del saldo degli ordini sempre per la stagione estiva e stanno gestendo gli ordini (e la produzione) per la stagione invernale. «Nella stragrande maggioranza dei casi, dialoghiamo con clienti europei. E lo facciamo concedendo sconti e dilazioni nei pagamenti. Per l’Italia, così come per altri stati, aspettiamo la riapertura dei negozi» commenta l’imprenditore veregrense che prevede un ritorno alla normalità non prima del 2022: «Mi aspetto una stagione estiva 2021 molto difficile perché i negozi hanno in casa i prodotti invenduti in queste settimane di chiusura forzata. E anche nella successiva stagione ci trascineremo dietro questa drammatica situazione. Tutti i calzaturifici devono fare i conti con una riduzione degli ordini e della liquidità». Con una riduzione degli ordini del 50% anche la produzione si ridurrà della metà: ciò vuol dire meno forza lavoro necessaria e bilancio 2020 in perdita.
I tempi
«Credo che l’avvio della produzione verrà ritardato rispetto al solito e sono sicuro che in questo momento nessun imprenditore del distretto marchigiano stia guardando il risultato economico - conclude Melchiorri -.

Il problema è che veniamo da anni in cui i calzaturifici hanno fatto molta difficoltà a generare utili».

© RIPRODUZIONE RISERVATA